Totalitarismo invisibile

La realtà disegnata dal Presidente di Ippocrate org ad Abano lo scorso dicembre, è una realtà con cui tutti noi dovremo fare i conti. La società sta attraversando un cambiamento provocato dalle lobby economiche, certamente non a favore dei comuni mortali. La relazione del presidente Mauro Rango vi aiuterà a capire la situazione e a scegliere come vorrete vivere la vostra vita e come far vivere i vostri figli. E’ il momento di avere le idee chiare, la posta in gioco è il nostro futuro.

Riportiamo un estratto del discorso del Presidente, Mauro Rango, tenuto in occasione del recente incontro della Direzione di IppocrateOrg. In queste parole troverete una sintesi delle intenzioni e della direzione intrapresa con la neocostituita Fondazione Ippocrate.

Siamo, oggi, di fronte a un totalitarismo invisibile messo in atto da una rete mondiale di gruppi finanziari, all’interno della quale pochissimi detengono realmente il potere di determinare il flusso degli eventi, provocando l’omologazione delle culture planetarie, il monopolio dell’informazione e dell’educazione. La politica è stata privata di autorevolezza, i politici sono diventati strumenti in mano a un deus ex machina che tira le fila. Lo sviluppo della tecnica non è più un semplice mezzo per far sì che sia al servizio dell’umano ma è diventato un fine in sé.

Dobbiamo avere consapevolezza del sistema in cui ci troviamo ad operare, un contesto fortemente critico, oppositivo, di un consorzio finanziario globale che punta unicamente a profitto e potere. E dobbiamo, però, nel contempo, anche essere consapevoli che il male non sta soltanto fuori di noi, ma anche dentro di noi.

All’interno di questa cornice è nato quello che abbiamo vissuto nel 2020 e poi successivamente. Hanno cercato di trascinarci in un vicolo cieco, perverso. E’ qui che si è inserito IppocrateOrg. Per la prima volta nella storia dell’umanità la medicina aveva rinunciato al suo ruolo di cura sentenziando: “Restiamo in vigile attesa”. In quel momento, medici di tutto il mondo sono intervenuti mettendo in mostra che si stava oltrepassando un confine invalicabile, che si trattava di una manovra perversa, un tentativo, da parte degli organismi di potere, di appropriarsi della proprietà dei corpi delle persone e non più, soltanto, delle loro menti già condizionate. Questi medici sono intervenuti iniziando a fare quello che hanno sempre fatto, cioè curare i pazienti a casa.

Come dicevamo poc’anzi, è necessario comprendere che, in realtà, il male non sta solo all’esterno di noi, in coloro che hanno il potere di decidere, ma sta anche in noi. Il feticismo della tecnica non è solo uno strumento manipolativo, alimentato da centrali di potere occulto, ma è qualcosa che si radica dentro di noi, antico come l’uomo e che si ripropone in vari contesti della storia personale e sociale, altrimenti non riuscirebbe a fare presa.  

C’è un legame tra il nostro narcisismo e il trasporto verso la macchina scientifica: un tentativo di dominare la nostra finitezza. Invecchiare dà fastidio a tutti, sentire che siamo persone che decadono e muoiono è altamente fastidioso, così come l’instabilità e la mutevolezza delle passioni. La trasformazione del sé in oggetto meccanico di intelligenza artificiale non solo semplifica, ma attiva anche, dentro di noi, una fantasia di perfezione. Questo significa che la tecnica, il feticismo della macchina artificiale, fa ritenere che ciò sia qualcosa di salvifico. Il feticismo in realtà è un sortilegio, reso possibile da un oggetto incantato a cui vengono attribuite qualità sovrumane. Pensate al cellulare, alla TV, all’intelligenza artificiale, ma anche alla ricerca scientifica, dalla quale tante persone sono incantate. 

Sbaglia chi si fa affascinare da questo miraggio? La mia esperienza di vita mi suggerisce che l’essere umano è fatto di sovrabbondanza, varietà, molteplicità, imprevedibilità e anche di errore, soprattutto di errore: proprio quello che l’intelligenza artificiale nega. Aggrappati alle sicurezze, a coscienza spenta, la vita diventa un fatto essenzialmente e solamente biologico. L’avventura umana è delimitata da precisi confini, oltre i quali tende a disumanizzarsi. 

L’uomo d’oggi, sempre più assomigliante a un bambino, ha bisogno di fuggire dal personaggio umano ed identificarsi in un oggetto, in una macchina, in un software, in un protocollo rassicurante, altrimenti deve vivere appieno il tempo, la vita, le emozioni, le sconfitte, la vergogna e, quindi, un peso insopportabile. Meglio semplificare, meglio costruire macchine che facciano al posto nostro e che ci evitino di vivere la vita in prima persona. Noi qui, oggi, non costruiamo macchine, cerchiamo di costruire vita. Costruire vita ci porta nel tempo, nella relazione con l’altro, nelle emozioni e nell’età adulta. La limitatezza del sapere e del fare umano, per colui che costruisce vita, è una risorsa. Chi costruisce in nome del raggiungimento della perfezione non costruisce vita, la distrugge. 

L’opera che abbiamo intrapreso è a lunga scadenza. Sì, quello che facciamo sul versante medico, costituire gli studi psicologici, medici, la rete di naturopatia, l’assistenza domiciliare, le farmacie sono nell’oggi, ma la vera opera, il nostro nucleo fondante, è cambiare la modalità di educare, non solo sul piano scientifico, culturale, ma proprio formativo dei ragazzi.

Oggi è il giorno in cui nasce l’ecosistema della Moltitudine

IppocrateOrg è stata la scintilla dell’ecosistema, ha dato l’impulso a tutto questo e sta indicando un modo nuovo di concepire la cura; Origini è stato il primo varco dell’ecosistema. Origini apre alla società intera, parla della meraviglia dell’essere umano, del suo potenziale, di nuove possibilità di vita sul pianeta, di crescita e di organizzazione: casa editrice, scuole parentali, agricoltura, corsi di alimentazione, radicamento sul territorio dell’organizzazione attraverso la costituzione di una rete di referenti territoriali del benessere. La neocostituita Fondazione Ippocrate(stiamo aspettando l’iscrizione all’albo), fondazione in partecipazione in cui possono entrare vari enti, vari soggetti uniti dalla stessa etica e visione, permette di raccogliere fondi per creare un circuito virtuoso, per fornire assistenza gratuita ai più bisognosi, per investire nella ricerca indipendente, educare in maniera indipendente, per rendere partecipi tutti gli io individuali della moltitudine. I volontari di IppocrateOrg, con il duro lavoro di questi anni, o mesi, o giorni per gli ultimi arrivati, sono riusciti a compiere il miracolo: costruire non un condominio, ma una città con le infrastrutture, affinché la gente dentro i condomini abbia di che vivere. Ora bisogna cambiare mente.Abbiamo spesso, ma questo è un condizionamento della società, cercato la luce fuori di noi. È giunto il momento di cercare la luce dentro di noi, aprire il nostro animo all’illuminazione quotidiana. Esiste il nostro intuito? Se l’intuito ci dice che bisogna andare in una determinata direzione, lo dobbiamo mettere da parte? Dobbiamo cancellarlo o dobbiamo ragionare anche con questo aspetto? Questo vale in medicina, vale in comunicazione, grafica pubblicitaria… Se abbiamo imparato che ci sono degli schemi in grafica pubblicitaria non possiamo romperli? Chi ha detto che la comunicazione va fatta in quel modo? Siamo stati formati per fare una comunicazione secondo quegli schemi. Luce da fuori o luce da dentro, intuizione? Per poter vivere davvero bisogna bypassare il nostro connettoma, bisogna bypassare quelle che sono le connessioni neurali classiche che si sono instaurate, bisogna immettere nuove connessioni. E per immettere nuove connessioni vale il principio che non si dà inizio a una nuova vita all’esterno, non si crea un ecosistema nuovo, se non si dà inizio a una nuova vita al nostro interno. Chi vuole essere partecipe nella costruzione di questo nuovo mondo, inoltre, è indispensabile che cominci da subito a pensare, ogni volta che fa qualche cosa, qual è la persona più brava che lo potrà sostituire. Questo è l’atteggiamento se si vuole costruire qualcosa che resti nel tempo. La nostra attenzione deve essere rivolta alle persone che verranno dopo, alle generazioni future e deve essere centrale. Mettetevi in gioco, pensate in quale ambito potreste divenire parte attiva. C’è un mondo di professionisti: medici, psicologi, sanitari, legali, un mondo degli agricoltori biodinamici, biologici, un mondo dell’alimentazione, un mondo di referenti territoriali del benessere, un mondo delle scuole parentali, la Scuola di Ippocrate, un mondo di informazione, che viene portato avanti dai Quaderni di Ippocrate, la casa editrice… basta solo che ognuno attivi una connessione e così facendo crea una nuova rete, una nuova opportunità, crea lavoro. Ecco, noi abbiamo la possibilità di fare tutto questo. So che questo richiede un’apertura d’animo, di mente e di spirito che inquieta.

Sta a voi la decisione

Mauro Rango-Presidente di Ippocrate org

Il sottovalutato potere delle parole nell’ideologia dominante

Da L’Indipendente

La Torre di Babele

La parola è un potente signore, che col più piccolo e impercettibile dei corpi riesce a compiere le imprese più divine”. Così scriveva il filosofo greco Gorgia nell’opera Encomio di Elena del VI secolo a.C.: la parola – il logos – ha, infatti, il potere non solo di persuadere e formare le opinioni, ma anche di plasmare i contenuti della mente e il pensiero stesso, riuscendo a confondere abilmente il vero e il falso. Per questo, essa è strumento tanto potente quanto pericoloso. La concezione del logos proprio dei sofisti e dei retori – antesignani del nichilismo moderno – nega ogni realtà all’essere e, dunque, alla verità elevando la parola ad unica creatrice di senso e promuovendo la completa autonomia del linguaggio: quest’ultimo dunque, è completamente scollegato dalle cose e viene elevato a massimo strumento di persuasione che, nell’epoca attuale, si è trasformata in potente mezzo di manipolazione grazie
alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa controllati dalle élite politiche ed economiche della struttura sociopolitica capitalista: l’informazione, infatti, è in larga parte la cassa di risonanza degli interessi e delle posizioni ideologiche e geopolitiche della classe dominante ed è utilizzata per la creazione del consenso. Secondo Noam Chomsky, il compito dei mass media è quello di inculcare negli individui valori, credenze e codici di comportamento atti a integrarli nelle strutture istituzionali della società di cui fanno parte. […] per conseguire questo obiettivo occorre una propaganda sistematica. A tal fine il potere della parola è imprescindibile, in quanto attraverso essa è possibile non solo veicolare precisi contenuti, ma anche instillare sentimenti di diversa natura – dalla paura al senso di colpa – facendo leva sull’emotività e sul conformismo delle masse. Dall’apparato mediatico vengono quindi usate e ripetute precise parole atte a inculcare determinati comportamenti o a demonizzarne altri, come resilienza, terrorismo, negazionismo, riscaldamento globale antropico, populismo, ultradestra, ideologia, solo per citarne alcune: ognuna di esse ha un preciso scopo ed è in grado plasmare la percezione, l’opinione e i comportamenti dell’opinione pubblica rispetto alle tematiche principali dell’agenda del globalismo liberale.

L’uso della parola come pharmakon

L’uso strumentale delle parole è l’esito indiretto e inconsapevole di una concezione secondo cui il linguaggio sarebbe scollato dall’ordine delle cose e dall’essere, costituendosi così come sfera autarchica, indipendente dalla conoscenza e dai concetti di vero e falso: è per questo che i sofisti intendevano la parola come pharmacon che in greco ha il doppio significato di medicina e di veleno. La parola senza aderenza alla realtà, infatti, diventa un mero strumento di persuasione che può, allo stesso tempo, curare e alleviare l’animo di chi ascolta, ma anche manipolare, ingannare e ipnotizzare l’ascoltatore. Attraverso la parola non è solo possibile infondere concetti, opinioni o comportamenti nella mente degli uditori, ma anche forgiare una vera e propria realtà fittizia o sovvertire l’identità culturale di un popolo: è quello che Gorgia dimostra in due opere che sono L’encomio di Elena e La difesa di Palamede. Nella prima, il sofista ribalta l’identità culturale greca, mettendone in discussione i fondamenti contenuti nell’Iliade, affermando che Elena – moglie di Menelao rapita da Paride, figlio del re troiano Priamo – è incolpevole: qualcosa di sconcertante nella cultura antica. È la dimostrazione che la parola può fare credere qualunque cosa, buona o malvagia, vera o falsa e questo perché non ci sarebbe ragione al di là del logos. È il logos che determina la realtà delle cose, non la realtà in sé. Si tratta di un approccio insidioso in quanto non solo nega qualunque verità spianando la strada al falso e all’inganno, ma sfocia direttamente nel nichilismo che nell’età moderna si realizza al massimo grado con il pensiero di Friedrich Nietzsche.

Similmente, un approccio che nega il legame reale tra cose e parole è quello del nominalismo che prevale in tutta l’età moderna e secondo cui i termini non esprimono l’essenza delle cose, ma sono soltanto dei segni convenzionali arbitrari attribuiti dall’uomo agli oggetti, e gli universali – ossia i concetti astratti rappresentati da generi e specie – non sono res (cose reali), ma sono solo nomi o flatus vocis, mere emissioni di suono. Di conseguenza, se non è possibile conoscere l’essenza delle cose e allo stesso tempo si possono combinare i nomi arbitrariamente perché non radicati nelle res, non è più possibile stabilire alcuna verità intesa come corrispondenza tra idee, nomi e cose: il primo effetto di questa impostazione è che la parola non è più specchio del reale – secondo la concezione della scolastica medievale – ma plasma essa stessa la realtà.

Nietzsche e il linguaggio come metafora

Filosofo Tedesco Friedrich Nietzsche

Tutta questa impostazione, che contempla la perfetta conformità tra il pensiero umano, la realtà creata e il piano metafisico, viene frantumata con il dissolvimento del legame tra parole e cose prima e con la diretta negazione del primato e dell’esistenza del piano metafisico, dopo. In questo modo, il linguaggio non riflette più la realtà, ma diventa mero strumento convenzionale per comunicare qualcosa di cui però non si ha reale conoscenza perché l’essenza delle cose diventa inattingibile. Uno dei maggiori sostenitori di questa prospettiva è il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, la cui attenzione per il linguaggio nel suo sistema di pensiero è grandissima: in estrema sintesi il pensiero nietzschiano è un pensiero antimetafisico, caratterizzato da un’antropologia negativa, in cui la verità viene considerata inconoscibile e qualcosa a cui comunque gli uomini non sono interessati, in quanto il loro obiettivo è l’autoconservazione e il linguaggio non potrà far altro che portare il calco di tutto questo. Esso, dunque, non esprime la verità, ma si limita a costruire metafore. Il filosofo si interroga apertamente sul linguaggio e la parola nel saggio Su verità e menzogna in senso extramorale: “Come stanno le cose rispetto alle suddette convenzioni del linguaggio? Sono forse prodotti della conoscenza, del senso della verità, forse che le designazioni e le cose si sovrappongono? Il linguaggio è dunque l’espressione adeguata di tutte le realtà?”. “Che cos’è la parola? Il riflesso in suoni di uno stimolo nervoso”. Questo stimolo è traferito anzitutto in un’immagine: prima metafora. L’immagine è poi plasmata in un suono: seconda metafora. La parola, dunque, non esprime la verità, perché quest’ultima è inconoscibile, ma esprime una verità arbitraria costruita dagli uomini. Allo stesso tempo, la parola così intesa porta con sé sempre un certo grado di finzione perché non può mai cogliere la cosa come realmente è.

La parola per plasmare l’opinione

La parola viene così ridotta a strumento di persuasione che produce, a sua volta, l’opinione (in greco doxa): la doxa è una forma di conoscenza mutevole e incerta in quanto è legata all’ambito del divenire, ossia al mondo sensibile, che per sua stessa natura non è pienamente conoscibile in quanto costantemente mutevole. L’uso persuasivo del linguaggio – in grado di produrre solo un’opinione massificata – caratterizza anche e soprattutto il mondo mediatico, in quanto scopo dei media non è tanto informare, bensì creare il consenso, ossia persuadere. Creare il consenso significa non solo controllare il pensiero, ma produrlo e in questo la parola – intesa come pharmakon – ha un ruolo essenziale.

Per fare degli esempi concreti, negli ultimi anni, si sono affermati termini come resilienza, che indica la capacità di un corpo di resistere agli urti senza rompersi. Questo concetto – proprio dell’ambito materiale – viene traslato nell’ambito umano, riducendo l’uomo a oggetto, e contiene in sé un preciso diktat comportamentale: quello di subire i cambiamenti e le crisi ricorrenti del sistema capitalista in modo impassibile, senza rompersi né tantomeno puntando a rompere il meccanismo, ma adattandosi a convivere con esso. Il che significa non solo senza lamentarsi e senza ribellarsi, ma soprattutto senza pensare, ossia senza mettere in discussione ciò che accade indagandone le cause. Il resiliente è, dunque, colui che subisce passivamente. Il concetto di resilienza, a sua volta, è piuttosto vicino a quello di adattamento di matrice darwinista: sopravvive chi si adatta, ossia chi si adegua all’ordine dominante. Non a caso, il darwinismo nasce in concomitanza con la rivoluzione industriale e il liberismo anglosassoni dei quali pretende di costituire il fondamento scientifico.

Allo stesso modo, il termine antropico riferito ai cambiamenti climatici ha la funzione di colpevolizzare genericamente l’uomo. In una logica che accomuna senza alcun senso logico la ristretta élite che si muove con jet privati, la maggioranza dei cittadini comuni nonché gli indigeni o i popoli del sud globale che subiscono i danni ecologici senza contribuire a crearli. Si tratta di uno spostamento di significato, di un artificio che, incolpando genericamente tutti gli uomini, finisce per non incolpare realmente nessuno. Il risultato è quello di omettere le reali cause delle emissioni: ovvero il sistema di produzione che guida il mondo Occidentale e quella ristretta cerchia che dispone della maggioranza delle ricchezze del Pianeta che inquina più di tutta la popolazione mondiale.

Anche il termine populismo, che sottende un implicito disprezzo verso le classi popolari, è teso a veicolare un preciso concetto, plasmando il pensiero delle masse: quello per cui il popolo – privo degli strumenti adeguati per prendere decisioni – deve affidarsi al governo degli esperti, promuovendo così indirettamente una precisa forma di governo, quella tecnocratica, che si attaglia perfettamente al dominio della tecnoscienza dell’era contemporanea e che si fa beffe della tanto ostentata democrazia rispetto alla quale è in assoluta contraddizione.

La parola, dunque, non è tanto un riflesso del reale, ma di un’agenda politico-ideologica determinata, che viene instillata gradualmente e impercepibilmente nelle menti senza alcun tipo di coercizione. Abbandonato il Logos inteso come principio metafisico razionale, l’unico in grado di garantire l’aderenza e la specularità del linguaggio al reale, non resta che l’opinione standardizzata e acritica, base imprescindibile del consenso nei sistemi liberal-democratici.

[di Giorgia Audiello]

Per i caregiver: corso on Line gratuito

Corso online gratuito di InFormazione per familiari di persone con malattia di Alzheimer: una ricerca per prevenire gli effetti dello stress in chi assiste

Perché questa ricerca?

L’assistenza domiciliare dei pazienti affetti da malattie di Alzheimer (AD) è spesso delegata a familiari, i cosiddetti caregiver informali. Tale assistenza può essere psicologicamente, fisicamente e finanziariamente onerosa e può esporre i caregiver a maggiore vulnerabilità per malattie psicofisiche. Studi sui tradizionali interventi di psicoeducazione (cicli di incontri in cui vengono fornite conoscenze teoriche e pratiche per l’assistenza) ne hanno dimostrato l’effetto positivo sul benessere psicofisico sia del caregiver che della persona assistita. L’apprendimento esperienziale attraverso la realtà virtuale (VR) è stato recentemente considerato un ulteriore metodo efficace per suscitare comportamenti empatici in ambito assistenziale.

In questo studio valuteremo se l’esperienza della realtà virtuale combinata all’intervento psicoeducativo, ne amplifica i benefici noti. Leggi tutto

Abuso d’ufficio: primo via libera all’abolizione dei reati della pubblica amministrazione

La cancellazione del reato di abuso d’ufficio è sempre più vicina. Ieri, in Commissione giustizia, la maggioranza – supportata da un pezzo dell’opposizione – ha votato per l’abrogazione dell’art. 323 del c.p., che punisce il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, “al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto vantaggio non patrimoniale o per arrecare ad altri un danno ingiusto, abusa del suo ufficio”. Insieme a Fdi, Lega e FI hanno votato sì all’eliminazione del reato anche Azione di Carlo Calenda e Iv di Matteo Renzi, che sulla giustizia hanno sempre spalleggiato il governo. Contrari Pd, M5S e Avs. La Commissione ha votato inoltre per l’attenuazione del reato di traffico di influenze illecite e la Lega ha presentato un emendamento che “sgonfia” la legge Severinosull’incandidabilità e decadenza di parlamentari e amministratori condannati, cancellando l’obbligo di sospenderli dopo la sentenza di condanna in primo grado.

Il reato di abuso d’ufficio, ampiamente riformato nel corso degli ultimi decenni, è ad oggi riscontrabile nel momento un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, esercitando le sue funzioni e con dolo, produce un danno o un vantaggio patrimoniale – a sé o ad altri – che si ponga in contrasto con le norme di legge. Se le modifiche passeranno anche in aula, al posto dell’art. 323 c.p. rimarrà un vuoto. Il provvedimento, fortemente voluto dal guardasigilli Carlo Nordio, trova l’opposizione della Commissione Europea, che ha recentemente definitol’eliminazione dell’abuso d’ufficio e la limitazione della portata del reato di traffico di influenze azioni che “depenalizzerebbero importanti forme di corruzione” e potrebbero “compromettere l’efficace individuazione e lotta alla corruzione”. Sulle barricate è anche l’Associazione Nazionale Magistrati, che ha affermato che l’eventuale abrogazione del reato farà venire meno un’importante garanzia per i cittadini nel rapporto con la Pa. Fortemente critica verso l’azione della maggioranza è la Procura Nazionale Antimafia, il cui presidente, Giovanni Melillo, ha affermato che l’eliminazione dell’abuso d’ufficio, oltre a porsi in contrasto con «gli obblighi assunti dall’Italia in sede internazionale», avrebbe «diretta incidenza sulle indagini in materia di criminalità organizzata». Sulla stessa scia il presidente dell’Anac, Giuseppe Busìa, il quale si è detto fortemente contrario alla prospettiva dell’abrogazione del reato, che «non è conforme al progetto di direttiva europea, e va in direzione diversa rispetto alle convenzioni del Consiglio d’Europa e delle Nazioni Unite».

Solo due mesi fa, in Commissione giustizia a Montecitorio – sempre con il supporto attivo di Iv e Azione – la maggioranza era ancora intervenuta a gamba tesa sulla giustizia, votando per il superamento della “Spazzacorrotti” (che porta la firma dell’ex ministro della Giustizia Andrea Bonafede) e della riforma Cartabia in merito alle regole sulla prescrizione. La prima interrompeva il decorso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, la seconda inaugurava una prescrizione “processuale” tramite il meccanismo dell’improcedibilità, ma in futuro, se le modifiche saranno confermate, si tornerà a un sistema simile a quello disegnato nel 2017 dalla riforma dell’ex guardasigilli Andrea Orlando: concependo un “bonus” temporale per il completamento del processo, la nuova norma prevede che, in caso di condanna di primo grado, abbia luogo una sospensione “per un tempo non superiore a due anni” e, in caso di sentenza di appello che confermi la precedente condanna, “per un tempo non superiore a un anno” del termine di prescrizione. “Garantismo” è la parola magica utilizzata da si è espresso in questo senso, “impunità per i colletti bianchi” il plausibile orizzonte verso cui il combinato disposto di tali norme potranno condurre la nave della giustizia italiana. Che sembra navigare in acque sempre più tempestose.

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La nuova moda disinformativa di modificare digitalmente i notiziari televisivi

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A fine dicembre su Facebook è stato pubblicato un presunto servizio del TG di La7 in cui Giorgia Meloni afferma di avere guadagnato segretamente «somme colossali» da una presunta app creata da Elon Musk

Ultimamente sui social network circolano video di spezzoni di notiziari televisivi alterati digitalmente. Gli scopi di questo filone disinformativo sono diversi, ad esempio truffare le persone convincendole a fare oscuri investimenti finanziari oppure diffondere false informazioni a livello sanitario.

L’app per fare investimenti di Musk

A fine dicembre su Facebook è stato pubblicato un presunto servizio del TG di La7 dove viene presentata la notizia secondo cui l’attuale presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni avrebbe guadagnato segretamente «somme colossali» da una presunta app creata da Elon Musk per effettuare investimenti sul mercato. Nel video compare anche la stessa Meloni, che afferma di aver utilizzato l’app solo per controllare che funzionasse realmente.

La notizia è però priva di fondamento. Innanzitutto non esiste un servizio di La7 che annuncia il presunto investimento di Meloni e non risulta esserci un’app simile creata da Elon Musk. Inoltre, la clip in cui compare Meloni è stata modificata con un programma di intelligenza artificiale. Quel video infatti è stato in realtà pubblicato il 10 agosto 2022 sulle pagine social della leader di Fratelli d’Italia, ed era una risposta di Meloni alla stampa internazionale per spiegare che la destra italiana si dissocia dal fascismo, a differenza di quanto scritto all’epoca da diversi giornali internazionali. Se si guarda attentamente la clip pubblicata su Facebook si nota infatti che il movimento labiale di meloni non combacia con le parole pronunciate. 

Il falso servizio Rai sulla cura del diabete

Sempre su Facebook circola un presunto servizio di RaiNews in cui la conduttrice annuncia che la vera causa del diabete non sarebbe lo zucchero. Nel filmato viene poi mandata in onda l’intervista a una persona identificata come «dottor Alessandro Gentile» che spiega di aver trovato un farmaco per curare il diabete e di «curato più di 50.000 persone con il diabete in Italia e in Europa».

Anche in questo caso il filmato è stato modificato, e non è reale. Infatti lo spezzone del servizio Rai presente del video è in realtà un servizio andato in onda a ottobre 2021 e dedicato alla cerimonia di chiusura del Master in gestione delle risorse energetiche dell’organizzazione SAFE. Per quanto riguarda la persona intervistata, si tratta in realtà di Alexander Dzidzaria, un urologo russo. Anche in questo caso la clip è stata presa, e successivamente modificata, da un video reale pubblicato il 3 novembre 2023  sul social network russo Odnoklassniki da Natalia Zubareva, dottoressa russa che si occupa di medicina preventiva. Nella clip modificata e diffusa su Facebook Dzidzaria è stato falsamente presentato come un dottore di cognome Gentili e, tramite l’intelligenza artificiale, gli sono state fatte pronunciare frasi in italiano.   

Ricordiamo infine che il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue e non è una malattia da cui si può guarire.

Dal libro “IL TERRORE. CHI NE HA BISOGNO E PERCHÈ” di Nikolai Starikov

Parte 1

🔴Il terrorismo è uno strumento della politica, e in particolare della politica internazionale. E questo ci farà capire che quasi sempre dietro i terroristi c’è uno Stato. E anche CONTRO il terrorista c’è uno Stato…

⚫️Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, Washington, per non permettere ai comunisti di salire al potere e evitando cosi che l’Unione Sovietica e Stalin diventassero più forti, perseguì una politica molto dura nei confronti dei comunisti europei.

❗️Il Partito Comunista Italiano, il primo per dimensione tra i Paesi capitalistici e per numero significativo dei partigiani con esperienza, rappresentava il maggior pericolo per gli americani.

⚫️Subito dopo la fine della guerra, nel 1945, in Italia si formò un governo guidato dal politico democristiano Alcide De Gasperi. Il gabinetto fu formato anche da comunisti, e Palmiro Togliatti ottenne la carica di vice primo ministro. Alle elezioni parlamentari del 1946, il Pci ottenne il 19% dei voti e 104 seggi in Parlamento.

🔴Ma a quel punto, l’Occidente iniziò a far pressione su Stalin su tutti i fronti: in seguito al discorso di Churchill tenuto a Fulton, ai politici italiani fu detto esplicitamente che gli ingenti aiuti economici da parte degli USA sarebbero finiti se i membri del Partito Comunista fossero stati al governo.

🔴Nel 1947, i ministri comunisti di Togliatti e lui stesso furono rimossi dal governo, e alle elezioni del 1948, di fronte all’incredibile pressione esterna sull’elettorato, il blocco del Partito Comunista Italiani e Partito Socialista Italiano perse.

Parte 2

🔴Per capire perché Stalin abbia tollerato e permesso che tutto questo accadesse, vale la pena ricordare che all’epoca gli Stati Uniti avevano una bomba atomica, mentre l’Unione Sovietica ancora non ce l’aveva. La situazione era estremamente pericolosa e svantaggiosa. Pertanto, Mosca non poteva influenzare gli eventi in Europa occidentale così attivamente come avrebbe voluto.

⚫️Si arrivò al punto che il 14 luglio 1948 ci fu un attentato contro Palmiro Togliatti, che rimase gravemente ferito. Come avrete già intuito, l’attentato fu commesso da un giovane mentalmente inadeguato, dietro il quale non c’erano forze politiche”.

🔴Questo inquadramento storico ci è servito per comprendere gli eventi successivi.

🔴Il 16 marzo 1978, un corteo di due auto fu bloccato in via Fani a Roma da una Fiat 128 con targa diplomatica. In una delle auto c’erano Aldo Moro, l’ex Presidente del Consiglio e capo della Democrazia Cristiana (DC), la sua guardia del corpo e il suo autista, mentre nella seconda auto c’erano altri tre carabinieri.

[Aldo Moro era stato Presidente del Consiglio per due volte, tra il 1963-1968 e il 1974-1976. Pur non essendo il capo del governo al momento del rapimento, era il capo del principale partito e un politico molto rispettato in Italia. Così come il 76enne Jean Louis Barthou, assassinato a Marsiglia 44 anni prima].

🔴La donna alla guida della Fiat fece un’improvvisa retromarcia, cosicché l’autista di Moro ebbe il tempo di frenare, ma l’auto della sicurezza si schiantò direttamente contro la sua macchina. L’autista “incapace” e il passeggero della sua auto si lanciarono immediatamente in strada e aprirono il fuoco della mitragliatrice, uccidendo l’autista e la guardia del corpo.

Parte 3

🔴Allo stesso tempo, alcuni uomini in tuta “Alitalia” blu uscirono di corsa da un bar chiuso nelle vicinanze, spararono all’Alfa Romeo con le guardie di Aldo Moro. Così, nel giro di pochi secondi, tutti, tranne il capo della DC, furono uccisi sul posto. Aldo Moro fu tirato fuori dall’auto, infilato velocemente in un’altra auto che poi si allontanò in una direzione sconosciuta.

🩸Come si scoprirà in seguito, Aldo Moro fu ucciso 54 giorni dopo. I rapitori lasciarono il suo corpo nel bagagliaio di un’auto in una strada di Roma.

Chi è il responsabile di questo audace rapimento e omicidio? Gli estremisti di sinistra delle Brigate Rosse. Perché uccisero Aldo Moro, che non era coinvolto in nessuno scandalo e aveva una reputazione cristallina?

🔴Alle elezioni del 1976, due anni prima dell’assassinio, il Partito Comunista Italiano aveva ottenuto il 3% in più rispetto alla Democrazia Cristiana. Il Presidente del Consiglio Aldo Moro decise che era impossibile ignorare l’opinione degli elettori italiani su una tale scala. E avrebbe potuto avere delle conseguenze negative per l’armonia all’interno del Paese, il che significava che era necessario includere i rappresentanti della DC nel governo.

❗️Secondo lui era necessario un cosiddetto “compromesso storico”, così il primo ministro chiamò l’inclusione dei comunisti italiani nel gabinetto. E Aldo Moro fu rapito mentre si recava in Parlamento, dove avrebbe annunciato pubblicamente la sua idea di un governo a partecipazione comunista! Si trattava di una violazione di tutte le regole non scritte della politica europea e andava contro la politica degli Stati Uniti.

Parte 4

🔴Aldo Moro doveva essere eliminato. Ma per mano della sinistra. Doveva essere fatto in modo che fosse chiaro a tutti gli iniziati chi fosse il mandante e quale fosse la colpa del primo ministro, ma allo stesso tempo la responsabilità sarebbe stata dei politici di sinistra. Cioè, colui che voleva portare i comunisti al potere doveva essere ucciso da “comunisti ancora più grandi”, silurando così non solo l’idea di pace politica, ma anche screditando il movimento di sinistra in Europa e nel mondo.

⚫️I rapitori si fecero vivi solo due giorni dopo. Giorno dopo giorno, le richieste delle Brigate Rosse aumentavano: chiedevano la liberazione dei loro militanti dalla prigione.

🔴Ma davanti all’opinione pubblica e ai servizi speciali italiani si svolse uno spettacolo sanguinoso e brutale, dove il finale era già stato scritto da tempo. Aldo Moro non ne sarebbe uscito vivo. Nel frattempo, i giornali ricevettero le sue lettere: “Il mio sangue ricadrà su di voi, sul partito, sul Paese”, – scriveva, implorando di accettare tutte le richieste dei terroristi. Tuttavia, il primo ministro italiano Giulio Andreotti dichiarò categoricamente che non ci sarebbero state trattative con i terroristi.

⚫️Il gioco era vantaggioso per tutti: da un lato, la CIA rapiva un politico indesiderato per mano delle Brigate Rosse, dall’altro, l’irremovibile Andreotti interpretava il ruolo di un governante duro.

⚫️Tutto in questo caso era deliberato, sanguinoso, brutale e simbolico. Persino la stessa uccisione di Aldo Moro fu inquadrata come una lezione per coloro che avrebbero potuto decidere di ripetere il suo percorso politico.

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