Card. Joseph Ratzinger: “I detentori del potere d’opinione misero il libro “Rapporto sulla fede” all’indice. La nuova inquisizione fece sentire la sua forza”


Ottimismo moderno e odio alla Chiesa

Nella prima metà degli anni settanta, un amico del nostro gruppo fece un viaggio in Olanda, dove la Chiesa faceva sempre più parlare di sé, vista dagli uni come l’immagine e la speranza di una Chiesa migliore per il domani, dagli altri come sintomo di una decadenza che era la logica conseguenza dell’atteggiamento assunto. Con una certa curiosità aspettavamo il resoconto che il nostro amico ci fece al suo ritorno.
Poiché era un uomo leale e un preciso osservatore, egli ci parlò di tutti i fenomeni di disfacimento di cui avevamo già udito qualcosa: seminari vuoti, ordini religiosi senza vocazioni, preti e religiosi che in gruppi voltano le spalle alla loro vocazione, la scomparsa della confessione, la drammatica caduta della frequenza alla Messa e via dicendo. Naturalmente vennero descritti anche gli esperimenti e le novità, che non potevano, a dire il vero, cambiar nulla dei segni della decadenza, anzi piuttosto li confermavano.
La vera sorpresa del rendiconto fu però la valutazione conclusiva: a dispetto di tutto, una Chiesa grandiosa, perché non c’era da nessuna parte pessimismo, tutti andavano incontro al futuro pieni di ottimismo. Il fenomeno dell’ottimismo generale faceva dimenticare ogni decadenza e ogni distruzione; bastava a compensare ogni negativo.

Feci le mie riflessioni in silenzio.

Che cosa si sarebbe detto di un uomo di affari che scrive solo delle cifre in rosso, che, però, invece di riconoscere le sue perdite, di cercarne le ragioni e di opporvisi coraggiosamente, si raccomandava ai suoi creditori con il solo ottimismo? Che cosa bisognava pensare della glorificazione di un ottimismo semplicemente contrario alla realtà?
Cercai di andare a fondo della questione ed esaminai diverse ipotesi.
L’ottimismo poteva essere semplicemente una copertura, dietro la quale si nascondeva proprio la disperazione che si cercava in tal modo di superare. Ma poteva trattarsi anche di peggio: questo ottimismo metodico veniva prodotto da coloro che desideravano la distruzione della vecchia Chiesa e che, senza tanto rumore con il mantello di copertura della riforma, volevano costruire una Chiesa completamente diversa, di loro gusto, che però non potevano iniziare per non scoprire troppo presto le loro intenzioni. Allora il pubblico ottimismo era una specie di tranquillante per i fedeli, allo scopo di creare il clima adatto a disfare possibilmente in pace la Chiesa e acquisire così dominio su di essa.

Il fenomeno dell’ottimismo avrebbe perciò due facce: da una parte suppone la beatitudine della fiducia, anzi la cecità dei fedeli, che si lasciano calmare da buone parole; consiste dall’altra in una consapevole strategia per un cambiamento della Chiesa in cui nessun’altra volontà superiore – volontà di Dio – ci disturba più, né inquieta più la coscienza, mentre la nostra propria volontà ha l’ultima parola.

L’ottimismo sarebbe alla fine la maniera di liberarci della pretesa, fattasi ormai ostica, del Dio vivente sulla nostra vita. Quest’ottimismo dell’orgoglio, dell’apostasia, si sarebbe servito dell’ottimismo ingenuo dell’altra parte, anzi l’avrebbe alimentato, come se quest’ottimismo altro non fosse che speranza certa del cristiano, la divina virtù della speranza, mentre era in realtà una parodia della fede e della speranza.

Riflettei anche su un’altra ipotesi.

Era possibile che un simile ottimismo fosse semplicemente una variante della fede liberale nel progresso perenne: il surrogato borghese della speranza perduta della fede.

Giunsi infine al risultato che tutte queste componenti agivano insieme, senza che si potesse facilmente decidere quale di esse, e quando e dove, avesse il peso prevalente.
Un po’ più tardi il mio lavoro mi portò ad occuparmi del pensiero di Ernst Bloch, per il quale il “principio speranza” è la figura speculativa centrale. Secondo Bloch la speranza è l’ontologia del non ancora esistente. Una giusta filosofia non deve mirare a studiare ciò che è (sarebbe stato conservatorismo o reazione), ma a preparare ciò che ancora non è. Giacché ciò che è è degno di perire; il mondo veramente degno di essere vissuto dev’essere ancora costruito. Il compito dell’uomo creativo è dunque quello di creare il mondo giusto che ancora non esiste; per questo elevato compito però la filosofia deve svolgere una funzione decisiva: essa è il laboratorio della speranza, l’anticipazione del mondo di domani nel pensiero, anticipazione di un mondo ragionevole e umano, non più formatosi mediante il caso, ma pensato e realizzato dalla nostra ragione.
Ora, sullo sfondo delle esperienze appena raccontate, ciò che mi sorprese fu l’uso del termine “ottimismo” in questo contesto. Per Bloch (e per alcuni teologi che lo seguono) l’ottimismo è la forma e l’espressione della fede nella storia, ed è perciò doveroso per una persona che vuole servire alla liberazione, all’evocazione rivoluzionaria del mondo nuovo e dell’uomo nuovo. La speranza è perciò la virtù di un’ontologia di lotta, la forza dinamica della marcia verso l’utopia:
Leggendo Bloch io pensavo che 1′” ottimismo” è la virtù teologica di un Dio nuovo e di una nuova religione, la virtù della storia divinizzata, di una “storia” di Dio, dunque del grande Dio delle ideologie moderne e della loro promessa.
Questa promessa è l’utopia, da realizzarsi per mezzo della “rivoluzione”, che per sua parte rappresenta una specie di divinità mitica, per cosi dire una “figlia Dio” in rapporto con il Dio-Padre “Storia”.
Nel sistema cristiano delle virtù la disperazione, cioè la radicale opposizione verso fede e speranza, viene qualificata come peccato contro lo Spirito Santo, perché esclude il suo potere di guarire e di perdonare, e si nega cosi alla redenzione.
Nella nuova religione vi corrisponde il fatto che il “pessimismo” è il peccato di tutti i peccati, poiché il dubbio per l’ottimismo, per il progresso, per l’utopia è un assalto frontale allo spirito dell’età moderna, è la contestazione del suo credo fondamentale su cui si fonda la sua sicurezza, che è tuttavia di continuo minacciata per la debolezza di quella divinità illusoria che è la storia.

Tutto questo mi venne di nuovo in mente quando esplose il dibattito a riguardo del mio Rapporto sulla fede, pubblicato nel 1985.
Il grido di rivolta sollevato da questo libro senza pretese culminava nell’accusa: è un libro pessimistico.
Da qualche parte si tentò perfino di vietarne la vendita, perché una eresia di quest’ordine di grandezze semplicemente non poteva essere tollerata.
I detentori del potere d’opinione misero il libro all’indice. La nuova inquisizione fece sentire la sua forza. Venne dimostrato ancora una volta che non esiste peccato peggiore contro lo spirito dell’epoca che il diventare rei di una mancanza di ottimismo.
La domanda non era affatto: è vero o falso ciò che si afferma, le diagnosi sono giuste oppure no; ho potuto constatare che non ci si preoccupava di porsi simili questioni fuori moda. Il criterio era molto semplice: è ottimistico oppure no, e davanti a questo criterio il libro era senz’altro fallimentare.
La discussione artificialmente accesa sull’uso della parola “restaurazione”, che non aveva niente a che fare con quanto detto nel libro, era solo una parte del dibattito sull’ottimismo: sembrava in questione il dogma del progresso.
Con la collera che solo un sacrilegio può evocare si picchiava su questa negazione del Dio Storia e della sua promessa. Pensai a un parallelo in campo teologico. Il profetismo viene da molti congiunto da una parte con la “critica” (rivoluzione), dall’altra con “ottimismo” e in questa forma reso criterio centrale della distinzione fra vera e falsa teologia.

Perché racconto tutto questo?

Io credo che è possibile comprendere la vera essenza della speranza cristiana e riviverla solo se si guarda in faccia alle imitazioni deformative che cercano di insinuarsi dappertutto.
La grandezza e la ragione della speranza cristiana vengono in luce solo quando ci liberiamo dal falso splendore delle sue imitazioni profane.
Prima di iniziare la riflessione positiva sull’essenza della speranza cristiana, mi sembra importante precisare e completare i risultati finora raggiunti.

L’essenza del sionismo

Il sionismo come ideologia di Stato di Israele. Perché gli ebrei credono di essere il popolo eletto? Qual è il significato della dispersione degli ebrei come tradizione ebraica? Perché il sionismo è da un lato una continuazione dell’ebraismo e dall’altro la sua confutazione?

Come ogni religione, l’ebraismo ha molte dimensioni. Parlarne semplicemente esaltandolo o rovesciandolo è primitivo.

Il giudaismo è associato alla nozione che gli ebrei sono il popolo eletto (soprattutto in senso religioso). Il loro obiettivo è attendere il Messia, che sarà il re di Israele. La loro religione è quindi legata all’attesa del Mashiach.

Secondo l’ebraismo, all’inizio del primo millennio gli ebrei si dispersero. Il Secondo Tempio fu distrutto e iniziò la storia bimillenaria della loro dispersione. Quest’epoca fa parte della tradizione ebraica. Lo scopo è quello di espiare i peccati di Israele accumulati nelle fasi storiche precedenti. Se questa espiazione è valida e il pentimento è profondo, allora, secondo la tradizione ebraica, apparirà il Mashiach, che significa la benedizione del popolo divinamente eletto. In tal caso, il ritorno degli ebrei in Israele, l’istituzione di uno Stato indipendente e la creazione del Terzo Tempio saranno i momenti più importanti.

Questa è la struttura della cultura ebraica dell’attesa. I rappresentanti più coerenti di questo approccio sono i fondamentalisti del movimento Neturei Karta. Essi sostengono che il Dio ebraico ha ordinato di sopportare le difficoltà dell’esilio, quindi bisogna aspettare fino alla fine ed espiare i peccati. E quando arriverà il Mashiach, allora si potrà tornare nella Terra Promessa.

Come mai lo Stato è già stato fondato e i divieti sono stati infranti? Per capire perché l’Israele moderno è in completa contraddizione con la religione ebraica, dobbiamo tornare al XVII secolo, all’epoca dello pseudo-Mashiach Shabtai Zvi, l’araldo del sionismo. Egli dichiarò di essere un mashiach e che quindi gli ebrei potevano tornare in Israele. Il destino di Shabtai Zvi è triste: quando si presentò al Sultano ottomano con le sue rivendicazioni sulla Palestina, gli fu data una scelta: essere decapitato o convertirsi all’Islam. E poi accade una cosa strana: Shabtai Zvi accetta l’Islam. Questa fu una grande delusione per le comunità ebraiche dell’epoca.

Tuttavia, i seguaci di Shabtai Tzvi (sabbatianesimo) emersero, soprattutto tra gli ebrei ashkenaziti e dell’Europa orientale. Parallelamente, si sviluppò il movimento chassidico, che non aveva un orientamento escatologico o messianico, ma diffondeva gli insegnamenti della Cabala tra la gente comune.

In alcune sette del sabbatianesimo (in particolare, tra i frankisti in Polonia), è emersa una teologia: presumibilmente, Shabtai Zvi era il vero messia e si era convertito all’Islam di proposito; in questo modo, aveva commesso un “santo tradimento” (tradire l’ebraismo per realizzare la venuta del Mashiach).

Secondo questa logica, ci si può tranquillamente convertire ad altre religioni – Frank, ad esempio, si convertì prima all’Islam, poi al cattolicesimo, dimostrò come gli ebrei mangiano i bambini cristiani… Trasgredì completamente tutte le forme del Talmudismo, tradì la sua fede – ma la dottrina segreta di Frank fece sì che dopo il XVII secolo l’idea stessa di Mashiach cambiasse. Ora gli ebrei stessi sono diventati Mashiach – non è necessario aspettarlo, quindi anche se si tradisce la propria religione, si è santi – si è Dio.

Si creò così l’ambiente intellettuale per il sionismo. Il sionismo è il satanismo ebraico, il satanismo all’interno dell’ebraismo, che rovescia tutti i fondamenti. Se nell’ebraismo è necessario attendere la venuta del Mashiach, nel sionismo l’ebreo è già un dio. Poi ci sono le violazioni dei comandamenti talmudici.

Da qui il rapporto specifico tra sionismo ed ebraismo. Da un lato, il sionismo è una continuazione dell’ebraismo, dall’altro ne è la confutazione. I sionisti dicono che non c’è più nulla di cui pentirsi, hanno sofferto abbastanza e sono Dio.

Questo spiega la peculiarità del moderno Stato sionista, che non si basa solo su Israele, ma anche su ebrei laici, ebrei liberali, ebrei comunisti, ebrei capitalisti, ebrei cristiani, ebrei musulmani, ebrei indù, ecc. Tutti coloro che rappresentano la rete del Franchismo – ognuno di loro può tranquillamente compiere un sacro tradimento, costruire uno Stato, affermare il dominio del mondo, stabilire un divieto di critica al sionismo (in alcuni Stati americani, la critica allo Stato di Israele è equiparata all’antisemitismo).

A quel punto non resta che un passo: far saltare in aria la moschea di El Aqsa e iniziare a costruire il Terzo Tempio. A proposito, la Knesset ha già stanziato fondi per la ricerca sul Monte del Tempio: tutto si muove in questa direzione.

Come si può spegnere un conflitto con basi metafisiche così profonde con un appello alle Nazioni Unite, con frasi come “facciamo la pace” o “rispettiamo i diritti umani”? Questi diritti umani li hanno visti nel conflitto palestinese. Inoltre, sentiamo sempre più affermazioni assurde da parte loro – per esempio, l’accusa di antisemitismo di chi si limita a difendere i palestinesi semiti….

Se superiamo l’ipnosi, la nebbia del nonsense e la deframmentazione postmoderna della coscienza, vediamo un quadro molto interessante e spaventoso di ciò che sta accadendo in Medio Oriente.

di Aleksandr Dugin • 29 ottobre 2023

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

Fondo Alzheimer. Ministero Salute: “Adottate tutte le iniziative per il rifinanziamento del Fondo per il triennio 2024-2026”

Così da consentire alle regioni e province autonome di dare continuità alle numerose attività rivolte a pazienti e familiari poste in essere con il precedente finanziamento, consentendo di proseguire nella prevenzione, diagnosi, e trattamento delle persone con demenza”. Così il sottosegretario alla Salute Gemmato rispondendo all’interrogazione sul tema di Benigni (FI).

26 OTT – 

“iI Ministero della salute, ha già avviato, all’interno delle attività sostenute dal Fondo per l’Alzheimer 2021-2023 l’iter per l’aggiornamento del Piano nazionale demenze”. Inoltre, “sono state adottate tutte le iniziative di competenza per promuovere il rifinanziamento del suddetto Fondo per il triennio 2024-2026 così da consentire alle regioni e province autonome di dare continuità alle numerose attività rivolte a pazienti e familiari poste in essere con il precedente finanziamento, consentendo di proseguire nella prevenzione, diagnosi, e trattamento delle persone con demenza”.

Così il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, rispondendo ieri in commissione Affari Sociali alla Camera all’interrogazione sul tema presentata da Stefano Benigni.

Di seguito la risposta integrale del sottosegretario Gemmato.

“Ringrazio gli interroganti per il quesito posto e rappresento che, nel corso del 2022, l’avvio delle attività previste dal Fondo per l’Alzheimer e demenze è stata l’azione di maggior rilievo a livello nazionale in termini di sanità pubblica degli ultimi anni ed ha reso possibile realizzare interventi concreti rivolti alle persone con demenze ed ai relativi familiari e caregiver.

Con tale fondo, sono stati stanziati 14.100.000 euro per le regioni e le province autonome e 900.000 euro per l’Istituto Superiore di Sanità per l’esecuzione di attività progettuali orientate al perseguimento degli obiettivi del Piano nazionale delle demenze (PND), da realizzare nel triennio 2021-2023.

Le regioni e le province autonome, a tal fine, hanno elaborato i rispettivi Piani triennali in accordo con le indicazioni previste in seno al decreto del Ministro della salute 22 dicembre 2021 concernente «Individuazione dei criteri e delle modalità di riparto del Fondo per l’Alzheimer e le demenze», che costituiscono un patrimonio culturale di possibili interventi di prevenzione, diagnosi e trattamento per il miglioramento della presa in carico delle persone con demenze da diffondere e condividere sul territorio nazionale.
Il monitoraggio dell’impegno delle somme è assicurato dal Tavolo permanente sulle demenze, istituito presso la Direzione generale della prevenzione del Ministero della salute, a cui partecipano rappresentanti di regioni e province autonome, associazioni nazionali dei familiari e dei pazienti, rappresentanti delle principali società scientifiche del settore e della medicina generale, AIFA, Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Le aree progettuali previste dal Fondo, all’interno delle quali regioni e province autonome hanno potuto predisporre le linee di azioni mediante specifici piani triennali, sono le seguenti:
1) potenziamento della diagnosi precoce del Disturbo Neurocognitivo (DNC) minore/(Mild Cognitive Impairment – MCI) e sviluppo di una carta del rischio cognitivo per la pratica clinica;
2) diagnosi tempestiva del DNC maggiore, sperimentazione, valutazione e diffusione di interventi di telemedicina tesi ad assicurare la continuità delle cure nei diversi settingassistenziali;
3) sperimentazione, valutazione e diffusione di interventi di tele-riabilitazione tesi a garantire un progetto riabilitativo mirato, con lo scopo di migliorare partecipazione, inclusione e qualità della vita del paziente;
4) sperimentazione, valutazione e diffusione dei trattamenti psico-educazionali, cognitivi e psicosociali nella demenza.

Particolarmente rilevanti, inoltre, sono le linee di attività portate avanti dall’Osservatorio demenze dell’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito di quanto previsto dall’Accordo con il Ministero quali, ad esempio, l’elaborazione di linee guida sulla diagnosi e trattamento della demenza, nell’ambito del Sistema nazionale linee guida, sulla base dell’evoluzione delle conoscenze fisiopatologiche e terapeutiche derivanti dalla letteratura scientifica e dalle buone pratiche nazionali e internazionali, con il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali oltre che con la collaborazione delle maggiori Associazioni di pazienti e familiari e delle principali Società scientifiche.

Altrettanto strategica è l’attività in corso che prevede l’elaborazione di una stima della prevalenza dei 12 fattori di rischio prevenibili per la demenza, (come ad esempio il diabete, l’ipertensione, l’obesità) nelle regioni e province autonome.
Con questa stima sarà possibile calcolare il numero di casi evitabili di Alzheimer e demenza vascolare in ogni regione e provincia autonoma, permettendo di poter stimare la reale entità del fenomeno al fine di sviluppare azioni di sanità pubblica più mirate nell’ambito degli aggiornamenti dei Piani regionali di prevenzione in essere.

Tra le altre attività previste dal citato decreto 22 dicembre 2021, portate avanti con il supporto dell’ISS attraverso il Tavolo permanente, ricordo: l’aggiornamento del Piano nazionale demenze, una survey nazionale di mappatura dei servizi, una indagine nazionale sulle condizioni sociali ed economiche dei familiari dei pazienti con demenza, in collaborazione con l’Associazione Alzheimer Uniti Italia, la definizione di un programma formativo per i professionisti sanitari della riabilitazione e per i familiari e i caregiver dei pazienti, la promozione dell’istituzione di una cartella clinica informatizzata nei 587 Centri per i disturbi cognitivi e le demenze presenti sul territorio.

Concludo affermando che il Ministero della salute, ha già avviato, all’interno delle attività sostenute dal Fondo per l’Alzheimer 2021-2023 l’iter per l’aggiornamento del Piano nazionale demenze, così da poter rendere le strategie di governo del fenomeno delle demenze più realistiche ed efficaci, anche alla luce del mutamento degli scenari rispetto al 2015 con significativi progressi scientifici sia nel campo della prevenzione e della diagnosi precoce delle demenze, sia nel campo della organizzazione dei servizi sanitari.

Sono state, inoltre, adottate tutte le iniziative di competenza per promuovere il rifinanziamento del suddetto Fondo per il triennio 2024-2026 così da consentire alle regioni e province autonome di dare continuità alle numerose attività rivolte a pazienti e familiari poste in essere con il precedente finanziamento, consentendo di proseguire nella prevenzione, diagnosi, e trattamento delle persone con demenza”.

FONTE

Dormire inclinati può prevenire l’Alzheimer

Come si può vedere da questo articolo 
“la malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza senile, e oggi colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni. Sebbene la maggior parte dei malati abbia più di 80 anni, ci sono casi di Alzheimer precoce, anche a 40 o 50 anni. Come tutte le demenze, si caratterizza per una perdita progressiva della memoria associata a un disturbo cognitivo: perdita del linguaggio, delle capacità esecutive e del pensiero critico o astratto.”

Per quanto riguarda le cause scatenanti, sempre nello stesso articolo, si trova il seguuente riferimento:
“Non è nota la causa scatenante, ma si sta studiando la correlazione fra la malattia e l’alterazione del metabolismo della proteina precursore della beta amiloide (detta APP) che porta alla formazione di beta amiloide, una sostanza neurotossica che accumulandosi nel cervello porta progressivamente a morte neuronale. Non essendo nota una causa scatenante, non ci sono metodi di prevenzione mirati.”
Questo riferimento costituisce, a nostro avviso, un collegamento evidente con la possibilità che dormire su un letto leggermente inclinato, così come previsto dalla Terapia del Letto Inclinato (inclined Bed Therapy), possa effettivamente aiutare la prevenzione e la cura di questa grave e diffusa patologia.
In questo nostro articolo https://www.lettoinclinato.it/una-nuova-prospettiva-per-la-detossificazione-del-nostro-cervello/ (pubblicato nel 2019), sono infatti evidenziati i motivi per i quali dormire inclinati migliora in maniera importante la qualità del sonno e la detossificazione del cervello.

Per quanto riguarda le cause scatenanti, sempre nello stesso articolo, si trova il seguuente riferimento:
“Non è nota la causa scatenante, ma si sta studiando la correlazione fra la malattia e l’alterazione del metabolismo della proteina precursore della beta amiloide (detta APP) che porta alla formazione di beta amiloide, una sostanza neurotossica che accumulandosi nel cervello porta progressivamente a morte neuronale. Non essendo nota una causa scatenante, non ci sono metodi di prevenzione mirati.”
Questo riferimento costituisce, a nostro avviso, un collegamento evidente con la possibilità che dormire su un letto leggermente inclinato, così come previsto dalla Terapia del Letto Inclinato (inclined Bed Therapy), possa effettivamente aiutare la prevenzione e la cura di questa grave e diffusa patologia.
In questo nostro articolo https://www.lettoinclinato.it/una-nuova-prospettiva-per-la-detossificazione-del-nostro-cervello/ (pubblicato nel 2019), sono infatti evidenziati i motivi per i quali dormire inclinati migliora in maniera importante la qualità del sonno e la detossificazione del cervello.

Riportiamo di seguito le parti dell’articolo in questione che risultano più interessanti al riguardo dell’argomento di cui stiamo parlando:

Sistema di detossificazione del cervello
Durante il giorno, le tossine, come la b-amiloide e le tau-proteine, si accumulano lentamente nel nostro cervello. Quando dormiamo, un sistema di pulizia del cervello, scoperto di recente, chiamato glinfatico, si mette al lavoro.
Il liquido cerebrospinale (CSF) – che circonda, nutre e protegge il cervello – interagisce con il fluido interstiziale per creare una sorta di onda di pulizia che si muove attraverso il cervello per rimuovere le tossine che si sono accumulate durante il giorno. Il sistema glinfatico si occupa quindi della rimozione dei rifiuti del cervello.

Importanza del sonno
Il deposito di β-amiloide nel cervello porta al declino cognitivo e, infine, alla malattia di Alzheimer.
L’accumulo di β-amiloide nella corteccia prefrontale è associato all’interruzione del sonno ad onde lente e può ridurre la capacità di consolidamento della memoria (Mander 2015).
I ricercatori hanno rilevato che una durata del sonno più breve e una qualità del sonno inferiore sono associate a un maggiore carico di β-amiloide (Spira 2013).
Sono necessari ulteriori studi per determinare se il sonno non profondo contribuisce semplicemente allo sviluppo o se, invece, è una delle cause della malattia di Alzheimer.
Comunque, è il sonno leggero che può portare ad un aumento della deposizione di β-amiloide e un carico maggiore di β-amiloide può portare ad un ulteriore peggioramento del sonno.
Questo, quindi, diventa un ciclo di auto-perpetuazione del declino cognitivo in atto e del declino della qualità del sonno.

Importanza della posizione nel sonno
Fortunatamente ci sono cose che possiamo fare per ottimizzare il nostro sonno e il funzionamento del sistema glinfatico.
Proprio come il sistema linfatico, che purifica il resto del corpo, il sistema glinfatico è influenzato da fattori esterni, come la forza di gravità e la posizione del corpo o i livelli di stress.
I ricercatori del sonno hanno scoperto che, chi ha una peggiore qualità del sonno, spesso trascorre la maggior parte del tempo posizionato sulla schiena, con la testa dritta.
Altri studi confermano che la posizione che assumiamo durante il sonno può influenzare in maniera significativa la qualità dello stesso.
L’osservazione degli animali selvatici e del bestiame domestico indica inoltre che anche questi preferiscono dormire appoggiati sui loro lati e con la testa leggermente in salita.

Dormire inclinati!
Prendendo spunto dalla natura, medici e ricercatori hanno iniziato a studiare i benefici che si possono avere dormendo in una posizione più naturale, quella in cui il letto presenta una regolare inclinazione, con la testa posizionata nel punto più alto.
Mentre ancora non sono state fatte sperimentazioni scientifiche ufficiali, su scala adeguata, al riguardo dei benefici che dormire in questa posizione può avere sul sistema glinfatico, esistono comunque ricerche ed esperienze cliniche che hanno dimostrato che il “sonno inclinato” (con la testa sollevata di 3-6 pollici) ha incredibili benefici per la salute.

Importanza della posizione nel sonno
Fortunatamente ci sono cose che possiamo fare per ottimizzare il nostro sonno e il funzionamento del sistema glinfatico.
Proprio come il sistema linfatico, che purifica il resto del corpo, il sistema glinfatico è influenzato da fattori esterni, come la forza di gravità e la posizione del corpo o i livelli di stress.
I ricercatori del sonno hanno scoperto che, chi ha una peggiore qualità del sonno, spesso trascorre la maggior parte del tempo posizionato sulla schiena, con la testa dritta.
Altri studi confermano che la posizione che assumiamo durante il sonno può influenzare in maniera significativa la qualità dello stesso.
L’osservazione degli animali selvatici e del bestiame domestico indica inoltre che anche questi preferiscono dormire appoggiati sui loro lati e con la testa leggermente in salita.

Dormire inclinati!
Prendendo spunto dalla natura, medici e ricercatori hanno iniziato a studiare i benefici che si possono avere dormendo in una posizione più naturale, quella in cui il letto presenta una regolare inclinazione, con la testa posizionata nel punto più alto.
Mentre ancora non sono state fatte sperimentazioni scientifiche ufficiali, su scala adeguata, al riguardo dei benefici che dormire in questa posizione può avere sul sistema glinfatico, esistono comunque ricerche ed esperienze cliniche che hanno dimostrato che il “sonno inclinato” (con la testa sollevata di 3-6 pollici) ha incredibili benefici per la salute.

Il genocidio di Gaza e la corrispondenza tra Pike e Mazzini sullo scontro tra sionismo e mondo arabo

Di Cesare Sacchetti

La geopolitica e la storia sono due materie senz’altro affascinanti che ci aiutano a comprendere davvero cosa sta accadendo nel mondo ed in Palestina nell’attuale contesto storico.

Soprattutto se volgiamo lo sguardo dai libri della storia liberale e lo posiamo sulla vera storia che non ci viene narrata mai né sui banchi di scuola né negli atenei universitari, iniziamo a comprendere meglio qual è il vero fine e quali sono le vere forze che governano il fiume della storia.

Lo abbiamo fatto recentemente quando ci siamo soffermati ad analizzare la vera storia dello stato d’Israele e le decisive forze che hanno contribuito alla sua creazione.

A nostro avviso però nessun serio approccio teleologico della storia può sfuggire alle dinamiche spirituali che governano appunto questo processo.

Se si adotta il punto di vista dei materialisti storici formatisi alla scuola di Karl Marx, un adepto della massoneria, si penserà che la storia non è null’altro che il risultato di uno scontro tra differenti classi sociali che si contendono il controllo dei mezzi di produzione.

Se si resta fermi però a tale approccio materialista, non solo non si comprende cosa sta accadendo ora e qual è il disegno che sta ispirando Israele nel suo folle sterminio del popolo palestinese.

Non si comprende nemmeno cosa è accaduto nei secoli passati quando all’indomani della Rivoluzione Francese nel 1789 in Europa si imponeva una nuova religione che era quella umanista del culto dei diritti umani.

La storia attuale e la decadenza del mondo Occidentale che ha sostituito le sue autentiche radici cristiane e greco-romane con quelle del liberal-progressismo è appunto il risultato di questa sostituzione di valori spirituali autentici e di ispirazione divina con altri invece falsi di ispirazione umana così tanto venerati dalla massoneria.

Il grido “Egalitè, libertè e fraternitè” che i rivoluzionari francesi del 700 e che le stolte masse ripetevano non era appunto che l’esaltazione di quel culto dei diritti umani che sostituiva una società che prima metteva al centro della storia Dio con un’altra che invece ha messo al centro della storia l’uomo e la religione luciferiana delle logge.

Ad aiutarci a comprendere ancora meglio la visione spirituale, nel senso deteriore del termine, che anima Israele e le forze che hanno voluto la creazione dello stato ebraico è il celebre carteggio del 1871 tra Albert Pike e Giuseppe Mazzini.

L’autenticità del carteggio è stata contestata da alcuni negli ultimi decenni nonostante ci siano tracce di esso già dagli anni 50 e ancora prima.

A darne notizia nel 1959 nel suo libro “Satana: principe di questo mondo” è stato l’ufficiale di marina canadese William Carr.

Ancora prima di lui a citare lo scambio tra i due fu un altro illustre personaggio, ovvero l’arcivescovo di Santiago del Cile, il cardinal Caro Rodríguez che nel suo capolavoro “Massoneria smascherata” del 1925 ne fa cenno.

La lettera secondo Caro Rodriguez fino a quel momento risultava essere custodita dal British Museum che invece nei decenni successivi ha affermato che lo scritto non è mai stato in suo possesso.

Questo appare inusuale perché negli anni in cui ne parlava il cardinale cileno, il British Museum non risultava affatto smentire che la lettera si trovasse in suo possesso.

Ciò detto, il contenuto della lettera è straordinario ed inquietante al tempo stesso anche se si pensa che sia un falso, e in quest’ultimo caso, se si tratta di una contraffazione, ci si chiede come chi l’ha scritta fosse in grado di sapere già un secolo addietro e oltre con assoluta certezza cosa sarebbe accaduto nel XX secolo quando scoppiarono due guerre mondiali.

Quando Pike scrive a Mazzini gli parla della strategia che la massoneria dovrà perseguire per giungere al suo fine ultimo che altro non è che quello della Repubblica universale.

La Repubblica universale di cui parlano le logge viene descritta ipocritamente come un mondo nel quale i conflitti spariranno e le nazioni finalmente raggiungeranno la “pace” attraverso la rinuncia alla loro sovranità.

In realtà non si tratta altro che di un totalitarismo globale nel quale si sostituisce la religione cristiana con il culto luciferiano come afferma lo stesso Pike.

Quando oggi gli adepti delle massonerie con i suoi diversi riti, il più popolare è quello di rito scozzese, entrano nelle logge spesso è richiesto loro di leggere proprio l’opera principale di Albert Pike, intitolata “Morali e Dogma.”

Pike è stato il Granmaestro del Consiglio Supremo del rito scozzese nella giurisdizione meridionale degli Stati Uniti.

Tale loggia è particolarmente importante perché essa viene definita anche come il Consiglio Supremo del Mondo per ciò che riguarda l’esercizio del rito scozzese e il suo Granmaestro si può definire tranquillamente come uno dei massoni più influenti al mondo qual era appunto Albert Pike.

Giuseppe Mazzini non era comunque da meno in quanto presiedeva il Grande Oriente d’Italia che era legato a sua volta alla massoneria inglese e per la quale il rivoluzionario genovese dirigeva il processo di unificazione dell’Italia risorgimentale, voluto non tanto per unificare i vari Stati che esistevano prima dell’Unità d’Italia, ma soprattutto per colpire la Chiesa Cattolica il cui Stato andava dissolto e la cui influenza spirituale rimossa dall’Italia e dal mondo.

La massoneria sin dalla sua esistenza ha condotto una guerra esistenziale alla Chiesa Cattolica in quanto l’esistenza di questa istituzione di natura divina rappresentava e rappresenta tuttora, nonostante l’infiltrazione massonica subita dal Vaticano II, un formidabile katehon contro la manifestazione del governo mondiale e della persecuzione di massa contro i cristiani su tutto il pianeta.

Anche se si pensa che la lettera non sia autentica, e fino a prova contraria chi sostiene questa tesi non ha ancora portato solide prove a suo sostegno, è impossibile non rilevare che in quella corrispondenza c’è perfettamente spiegata la logica distruttiva che governa il mondialismo.

Pike scrive a Mazzini che per arrivare finalmente all’annichilimento di ogni religione, soprattutto di quella cristiana, saranno necessarie delle grandi crisi mondiali che porteranno degli sconvolgimenti così grandi e di proporzioni così devastanti da lasciare dietro di essi soltanto un cumulo di macerie.

Pike parla incredibilmente di tre guerre mondiali che accompagneranno tale processo. La prima vedrà contrapposti l’impero britannico contro quello tedesco e avrebbe dovuto portare alla fine dello zarismo in Russia con l’avvento dei bolscevichi e la diffusione del comunismo in Europa.

Attraverso la scristianizzazione della Russia, scrive Pike, si sarebbe diffuso sempre di più l’ateismo.

La seconda guerra mondiale, prosegue il massone americano, sarebbe invece dovuta essere “combattuta in modo da distruggere il nazismo e aumentare il potere del sionismo politico per consentire lo stabilimento in Palestina dello stato sovrano d’Israele. Durante la seconda Guerra Mondiale si doveva costituire un’Internazionale comunista altrettanto forte dell’intera Cristianità. A questo punto quest’ultima doveva essere contenuta e tenuta sotto controllo fin quando richiesto per il cataclisma sociale finale.”

Infine, per giungere al “cataclisma sociale finale” di cui parlava Pike a Mazzini sarebbe stata necessaria la terza guerra mondiale che va “fomentata approfittando delle divergenze suscitate dagli agenti degli Illuminati fra sionismo politico e dirigenti del mondo islamico. La guerra dovrà essere orientata in modo che Islam (mondo arabo e quello musulmano) e sionismo politico (incluso lo Stato d’Israele) si distruggano a vicenda, mentre nello stesso tempo tutte le nazioni rimanenti, una volta di più divise e contrapposte fra loro, saranno in tal frangente forzate a combattersi fra loro fino al completo esaurimento fisico, mentale, spirituale ed economico”.

Quando si legge tale scambio epistolare non si può fare a meno di restare completamente basiti. Anche se si pensa che la lettera sia un falso c’è da spiegare come sia possibile che circoli da più di un secolo un testo nel quale si sono anticipati gli eventi del XX secolo e soprattutto come sia possibile che chi abbia scritto tale lettera potesse sapere dell’esistenza del sionismo e del nazismo come movimenti politici e ideologici quando nella seconda metà del XIX secolo essi ancora non esistevano.

Soprattutto sconvolge il fatto che chiunque abbia scritto tale lettera lo abbia fatto come se stesse leggendo da un copione già scritto e deciso in ogni suo dettaglio.

Si trattava in tale ottica di favorire quegli eventi disastrosi indispensabili per consentire la nascita di quel governo mondiale nel quale il cristianesimo sarà definitivamente messo al bando e perseguitato ovunque.

La logica descritta nella lettera non è altro che quella della massoneria e del suo motto “ordo ab chaos” secondo il quale dalle macerie nascerà poi la Repubblica universale tanto anelata dalle logge massoniche.

E il testo predice esattamente quanto avvenuto nel XX secolo.

La prima guerra mondiale ha portato quegli stravolgimenti necessari per mettere fine alla Russia zarista e sostituire ad essa la spietata dittatura sanguinaria dei bolscevichi di Lenin, Trotskij e Stalin generosamente finanziati dalle banche di New York.

La seconda guerra mondiale ha prodotto invece il contesto ideale per consentire la nascita dello stato di Israele che nell’ottica dei suo fondatori assume un ruolo spirituale di primo piano nella manifestazione del futuro Nuovo Ordine Mondiale.

I lettori che non conoscevano tale scambio epistolare e che hanno visto quanto sta accadendo a Gaza in questi giorni con il massacro del popolo palestinese e il progressivo compattamento dei Paesi islamici contro Israele probabilmente staranno pensando che siamo dunque all’ultimo atto di un diabolico piano che si è passato di generazione in generazione.

A nostro avviso, non è questo il caso per delle ragioni che abbiamo già spiegato in precedenti contributi. La storia e i rapporti di forza geopolitici suggeriscono che il momento del governo totalitario globale è ancora lontano se si considera il fatto che stiamo assistendo alla dissoluzione dell’impalcatura globalista fondata sull’impero americano e sul vecchio mondo unipolare.

E se si vuole salire su un piano spirituale della lettura della storia necessario per poter comprendere davvero in che direzione sta andando l’umanità ricordiamo ancora una volta come le profezie mariane del secolo scorso ci dicano che si è vicini ad un trionfo della fede e ad una restaurazione della Chiesa Cattolica.

Ciò non toglie un fatto. La logica del Nuovo Ordine Mondiale è una che va al di là dell’immediata contingenza storica e si trasmette pazientemente di secolo in secolo.

Chiunque abbia scritto quella lettera possedeva tale logica e sapeva cosa sarebbe accaduto perché tali eventi sono stati voluti da forze eversive nemiche dell’umanità e che hanno in odio Dio.

Chiunque abbia scritto quella lettera ha dimenticato però che il padrone della storia non è l’uomo ma la Provvidenza ed è questo decisivo elemento che ha portato alla sconfitta del mondialismo ed è questo che porterà Israele al fallimento del suo folle piano di estendere il suo territorio.

La crisi che Israele ha scatenato non arriverà alla manifestazione della Grande Israele ma piuttosto ad un possibile ridimensionamento dello stato ebraico la cui esistenza senza il supporto incondizionato degli Stati Uniti appare incerta.

È una lezione che Israele e i poteri del mondialismo rifiutano di apprendere ed è una lezione che saranno costretti a ricevere loro malgrado molto presto, ancora una volta.

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Perché amiamo Leopardi più di tutti gli altri poeti

Giacomo Leopardi è il solo grande poeta e letterato del passato remoto che ancora vive nel nostro presente smemorato. Non Manzoni, non Foscolo, non Tasso, che lo stesso Leopardi pur considerava più grande di Dante né gli altri classici. A Leopardi si dedicano film, saggi, si celebrano perfino gli anniversari della sue poesie, come l’Infinito.

Eppure fu maltrattato nel suo tempo, come egli stesso scrisse: «sto qui, deriso, sputacchiato, preso a calci da tutti, menando l’intera vita in una stanza…», confidò a Pietro Brighenti nel 1821. Trattato come un deforme, un “saccentuzzo” maleodorante, “un gobbo fottuto”, un nano maledetto, alto appena un metro e 41, un fisico che ricorda quello di Antonio Gramsci; deriso non solo a Recanati ma anche a Napoli, definito un “ranavuottolo” e uno “scartellato”. Questo spiega la totale scissione del poeta favoloso dall’uomo risentito contro il mondo, le donne, l’umanità. Per lui “l’odio è di gran lunga il più durevole fra i piaceri: gli uomini amano in fretta, ma detestano a tutto loro agio e a lungo”. E comunque preferiva l’odio all’indifferenza. Poi il suo elogio del delitto che è a suo dire “un atto eroico”.
Del Leopardi oscuro, “intellettuale livido e livoroso”, tratta la “biografia non autorizzata” di Raffaele Ascheri, da poco edita da Cantagalli; una ricostruzione attenta e assai “scorretta” del grandissimo poeta.
Penoso è il capitolo della sua fame di denaro e delle sue umilianti richieste di aiuti a famigliari, prelati e potenti. Si faceva ipocrita e “untuoso”, pur di ottenere qualcosa. E per convincere i suoi genitori a sostenerlo economicamente, minacciava loro di tornare a casa, così gravando con i suoi esigenti consumi ed essendo “di grandissimo incomodo coi miei metodi strani di vita e colla mia malinconia”. Detestava insegnare, perché reputava gli studenti “insolenti” e lui troppo timido per insegnare; preferiva dare lezioni private di latino e greco. Imbarazzante è il capitolo dedicato a lui come “raccomandato vaticano”, e un altro sull’”ateo papalino”, pronto ad abdicare penosamente alla sua coerenza con una “servile e zelante abiura” e “alla sua dignità personale ed intellettuale” pur di strappare una sinecura ben pagata, “all’ombra del potere teocratico vaticano”. Mostrò insincera umiltà e piaggeria verso i potenti, arrivando a deprecare “la malintesa libertà di pensare”; e si disse felicissimo di servire il Papa Re. In questo appare più leale il cattolico fervente Monaldo che gli sconsigliò di travestirsi da clericale, perché “il galantuomo deve procedere in coerenza dei suoi principii, e non conviene ricevere stipendio da un Principe, vergognandosi di portare la sua divisa”. Giacomo non volle però trasferirsi a Roma, adottando tutte le scuse possibili, perfino “una stitichezza eccessiva” e la sofferenza della carrozza per il trasferimento. Voleva un incarico a Bologna, dove si trovava bene, con una “ben piccola fatica e piccolo tempo”; così sfumò la sua pretesa.
Leopardi fu ipocrita anche con suo padre: quando gli attribuirono la paternità dei Dialoghetti di Monaldo, al di là dei suoi cerimoniosi carteggi col padre, in cui diceva che non voleva “farsi bello degli altrui meriti”, definì altrove quel libro paterno “infamissimo, scelleratissimo”, con dialoghi “sozzi e fanatici”.
Praticando la dissimulazione, adottava anche nella corrispondenza la doppia faccia e la doppia morale. Adulava i prelati, chiedendo favori, ma in privato o in altre corrispondenze li disprezzava, fino a definirli “coglioni” (es. l’abate Cancellieri).
E un odio verso l’umanità e molte città, come Firenze “fetidissima”, e verso i romani e i napoletani; un disprezzo delle donne, soprattutto quelle che non ricambiavano il suo amore, fino a definirle “puttane” (come Teresa Malvezzi). Naturalmente in tutto questo pesavano le sue malattie, la sua cecità progressiva e la sua pessima alimentazione, la sua golosità di dolci che gli fu fatale; l’ultima fu la scorpacciata di confetti canellini di Sulmona che gli procurò amorosamente Paolina, la sorella di Antonio Ranieri, verso cui fu ingrato nonostante le tante premure ricevute. Refrattario alle abluzioni quotidiane, sciatto e malvestito, esaltava bacco e tabacco non potendo godersi Venere.
Ascheri smentisce la diceria di Leopardi omosessuale, che Giacomo definì “un vizio antinaturale”, “una snaturalezza infame”. Il biografo passa in rassegna i suoi infelici amori non ricambiati.
Il suo pessimo carattere, unito all’invidia per il suo genio, gli procurò inimicizie e odii; come quello di Niccolò Tommaseo che lo oltraggiò in versi: “Natura con un pugno lo sgobbò: “Canta, gli disse irata”; ed ei cantò». Ma anche con Manzoni si conobbero ma non si presero. Il deforme e cagionevole Leopardi esaltava la forza e il vigore fisico; Adriano Tilgher notava che “nessun moralista ha tanto esaltato la salute, il vigore e l’allegrezza quanto il pessimista e malato Leopardi”. In questo, trovò nel tempo un fratello, Nietzsche. E come lui esaltò lo spirito guerriero, la giovinezza e la salute, necessaria “a mantenere il vigore dell’animo e il coraggio che non saranno mai in un corpo debole”. Il superuomo ante litteram.
Poi vennero gli studi di Cesare Lombroso e di Giuseppe Sergi su di lui, a considerarlo uno psicopatico e un genio epilettico. Ascheri affronta il suo contraddittorio “nazionalismo” risorgimentale, i tentativi postumi di fascistizzarlo durante il regime o di arruolarlo come “progressista” e “materialista” da parte degli studiosi marxisti. Il responso finale è che fu “un cattivo maestro”. Ma fu un genio incomparabile. Grandezza della poesia, miseria della vita; nano in più sensi, gigante nella letteratura. Giacomo passa, Leopardi resta.

Marcello Veneziani

(Panorama n.44)

Tutti i Paesi occidentali corrono lo stesso rischio

Gilbert Collard
scrittore, avvocato e politico francese

Vi racconto una mia esperienza personale che non lascia spazio ad alcun dubbio in merito alla religione islamica.


“Sono stato costretto a prendere coscienza dell’estrema difficoltà di definire cosa sia un infedele, per poter scegliere tra Allah o Cristo; anche perché l’Islam è di gran lunga la religione in più rapida crescita nel nostro Paese. Ho partecipato ad un tirocinio annuale di aggiornamento, necessario per rinnovare il mio nulla osta di sicurezza carcerario.
In questa fase si è svolto l’intervento di quattro relatori, rappresentanti rispettivamente delle religioni cattolica, protestante, ebraica e musulmana, con l’intento di spiegare i fondamenti delle rispettive dottrine.
Con grande interesse aspettavo la presentazione dell’Imam.

Notevole la presentazione di quest’ultimo, accompagnata da una videoproiezione.

Terminati gli interventi è iniziato il momento delle domande e delle risposte e quando è stato il mio turno ho chiesto:

“Per favore correggetemi se sbaglio, ma credo di aver capito che la maggior parte degli Imam e delle autorità religiose hanno decretato la “Jihad” (guerra santa) contro gli infedeli in tutto il mondo, e che uccidendo un infedele (che è un obbligo imposto a tutti musulmani), si sarebbero assicurati il ​​posto in Paradiso.  Se sì, puoi darmi la definizione di infedele?”

Senza opporsi alle mie domande e senza la minima esitazione, l’Imam rispose:
“Infedele è ogni non musulmano”.

Ho risposto:
“Allora ti assicuro che ho capito bene;  gli adoratori di Allah devono obbedire all’ordine di uccidere chiunque non appartenga alla tua religione per guadagnarsi un posto in Paradiso, non è vero?

Il suo viso, che fino ad allora aveva avuto un’espressione piena di sicurezza ed autorità, si trasformò improvvisamente in quello di un ragazzo colto in flagrante con le mani in una zuccheriera!!!

“Esattamente”, rispose in un sussurro.

Ho ribattuto:
“Quindi, confesso che ho difficoltà a immaginare il Papa che dice ai cattolici di massacrare tutti i vostri sostenitori, o il pastore Stanley che dice la stessa cosa per garantire a tutti i protestanti un posto in Paradiso”.

L’Imam ha perso la voce!

Ho continuato:
“Trovo difficile anche per me considerarmi tuo amico, dal momento che tu e i tuoi confratelli incitate i vostri fedeli a tagliarmi la gola!”

In più ho un’altra domanda:
“Seguiresti Allah che ti ordina di uccidermi per ottenere il Paradiso, o Cristo che mi spinge ad amarti affinché anch’io possa accedere al Paradiso, perché Lui vuole che io sia con te?”

In quel momento si sentiva volare una mosca, mentre l’Imam rimaneva in silenzio.

Inutile dire che gli organizzatori e promotori del Seminario di Formazione non hanno particolarmente apprezzato questo modo di trattare il Ministro del culto islamico e di esporre alcune verità riguardanti i dogmi di questa religione.

Nel corso dei prossimi trent’anni, nel nostro Paese ci saranno abbastanza elettori musulmani da poter insediare un governo di loro scelta, con l’applicazione della “Sharia” come legge.

Mi sembra che tutti i cittadini di questo paese e del mondo dovrebbero essere consapevoli di queste righe, ma il sistema giudiziario e i media liberali combinati con la moda malata del “politicamente corretto”, non permetteranno in alcun modo che questo testo venga pubblicato. intensamente.

Per questo chiedo di diffondere questo articolo a tutti i vostri amici via internet. “

Gilbert Collard, cristiano, cittadino francese e avvocato.

Non c’è pace in Medio Oriente

Analisi della situazione generale del ricercatore Giacomo Gabellini

di Francesco Servadio

I tragici eventi dei giorni scorsi potrebbero rivelarsi soltanto il macabro precedente di ciò che potrà accadere nel prossimo futuro, qualora il conflitto dovesse espandersi al di fuori di Israele. Il rischio escalation è sempre presente, sebbene gli Stati Uniti desiderino porre un freno. Inoltre va ancora definita la situazione in Ucraina, uscita dai radiar mediatici dopo l’attacco di Hamas. Ne abbiamo parlato con il ricercatore indipendente Giacomo Gabellini, scrittore, saggista ed esperto di tematiche storiche, economiche e geopolitiche.

Qualcuno non si capacita del fatto che Israele sia stato colto di sorpresa. È rimasto sorpreso anche Lei?

“Solo in parte, perché era evidente che sarebbe accaduto qualcosa. Tuttavia mi sarei aspettato un attacco di Israele nei confronti del Libano, dove gli Israeliani avevano dispiegato le loro forze. Ciò spiegherebbe un’intensa comunicazione tra Hamas ed Hezbollah: la loro collaborazione ha fatto sì che l’esercito israeliano lasciasse sguarnita la barriera di Gaza, territorio di circa 70 chilometri tra i più sorvegliati al mondo, attraverso sistemi sofisticatissimi. Il fallimento della rinomata intelligence israeliana è quanto meno sospetto: è veramente anomalo che si sia lasciata sorprendere, nonostante i continui avvertimenti dell’intelligence egiziana”.

Nessuna persona ragionevole e dotata di umana sensibilità può anche solo minimamente giustificare le atrocità commesse da Hamas. Come si è arrivati, però, a questo orrore e alla reazione -a quel punto inevitabile e altrettanto violenta- da parte di Israele?

“Nessuno -come ha già detto Lei- può giustificare le atrocità di Hamas. Siamo però arrivati a questo orrore a seguito dell’emarginazione della causa palestinese, emarginazione che dura da almeno un decennio. Tutti i conflitti mediorientali avevano posto la causa al centro; poi, l’inettitudine della OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e la contestuale incapacità di Israele di favorire la soluzione del problema hanno contribuito ad inasprire ulteriormente i loro rapporti. Secondo alcuni osservatori, come il noto professore Avner Cohen, Hamas sarebbe una ‘creazione’ di Israele, in quanto quest’ultimo non sarebbe stato in grado né di contenere gli estremisti, né di distruggere il mostro che nel frattempo stava proliferando. Hamas ha svolto un ruolo cruciale nel sabotare gli accordi di Oslo con Rabin e Arafat. Lo stragismo operato da Hamas, l’inasprimento del controllo da parte di Israele e le responsabilità dell’attuale governo israeliano hanno condotto a questa situazione. Non dimentichiamoci che il Ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir -leader del partito israeliano di estrema destra ‘Otzma Yehudit’- e il Ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich -leader del partito nazionalista ‘Sionismo religioso’- sono esponenti del sionismo più intransigente, che si prefigge di colonizzare i territori palestinesi. Secondo il Rapporto Speciale 2020 delle Nazioni Unite, Israele non solo non avrebbe mostrato alcuna collaborazione, ma avrebbe inasprito il controllo nei confronti dei Palestinesi. E così siamo arrivati ai fatti del 7 ottobre scorso”.

Com’è nato Hamas? Lo si può distinguere dal popolo palestinese in generale?

“Certo, Hamas va distinto dalla popolazione palestinese. Hamas nasce come costola del movimento politico-religioso ‘Fratellanza musulmana’ -fondato in Egitto da Ḥasan al-Bannā’ negli Anni 20- e si è poi diffuso nel mondo musulmano e in Medio Oriente. Lo sceicco Aḥmad Labous Yāsīn, punto di riferimento di Hamas, ottenne il controllo della striscia di Gaza, mentre al-Fatḥ l’ottenne in Cisgiordania. Considero molto grave e pericolosa la dichiarazione del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, riguardo al fatto che nessun Palestinese si possa considerare innocente. La reazione di Israele all’attacco di Hamas -per quanto feroce, deprecabile e per questo da condannare con forza- è a dir poco sproporzionata. Gaza è stata ridotta a un cumulo di macerie: stiamo assistendo a una carneficina di poveri civili”.

Quando scoppiano grandi conflitti è impossibile escludere una partecipazione attiva o comunque un coinvolgimento di USA e NATO…

“L’intero Occidente si è schierato -com’era prevedibile- dalla parte di Israele. Gli USA hanno già inviato due portaerei: tuttavia, per gli States, un loro coinvolgimento sarebbe molto rischioso, in quanto si inimicherebbero la maggior parte del mondo musulmano. Il presidente Biden ha affermato che l’invasione della striscia di Gaza da parte di Israele sarebbe un grave errore. Le sue parole sono significative: per gli USA, fra l’altro, Israele non è una questione di politica estera, ma interna. Qualunque presidente americano desideroso di far carriera non può assumere un atteggiamento critico nei confronti della politica israeliana: gli Stati Uniti temono questo e, naturalmente, l’allargamento del conflitto”.

Qual è il ruolo dell’Iran?

“L’Iran è il nemico giurato di Israele e, nonostante un’antica frattura -poi ricomposta- con Hamas, ha sempre sostenuto i movimenti palestinesi. C’è però un altro aspetto, temutissimo anche dagli USA: l’Iran occupa una posizione importantissima nel mercato petrolifero mondiale. Il 40% circa del petrolio mondiale passa attraverso lo Stretto di Hormuz: quale impatto avrebbe sull’inflazione statunitense -che sta risalendo- un eventuale coinvolgimento dell’Iran?”.

Parliamo di due tematiche molto delicate: dell’antisemitismo (e dell’antisionismo) e del perché pochi Paesi membri della Lega Araba riconoscono lo Stato di Israele…

“L’antisemitismo rappresenta il pretesto per tacitare qualsiasi critica nei confronti di Israele: è così che si costruisce il consenso, anche a livello mediatico. Ricordiamoci che, all’interno di Israele, è presente una grande critica al governo, molto più forte -per esempio- di quella nei confronti dei nostri governanti. Il quotidiano israeliano Haaretz critica aspramente la politica di Netanyahu. Per quanto riguarda, invece, i Paesi arabi, a seguito delle guerre arabo-israeliane il riconoscimento dello Stato di Israele significherebbe rischiare una grave sfiducia a livello interno. Gli Accordi di Abramo, partoriti dall’amministrazione Trump, non ebbero esito positivo: vennero rifiutati dai Palestinesi, che considerarono troppo oltranzista il governo israeliano”.

Quasi quattro anni di emergenza continua: Covid, crisi economica, guerre in Ucraina e in Israele. Cosa sta accadendo a livello geopolitico?

“Si sono disarticolate tutte le catene di approvvigionamento: prima con il Covid, poi con il conflitto tra Russia e Ucraina. Infine, vi è stato un disaccoppiamento dell’economica statunitense da quella cinese. Stanno scoppiando crisi in area balcanica e tra Armenia e Azerbaigian. Qualcosa si muove pure in Georgia e la situazione in Medio Oriente rischia di infiammarsi. Stiamo attraversando una grave crisi, dall’area balcanica fino al Medio Oriente: rischiamo un terribile ‘incendio’ nell’Eurasia”.

Zelensky non è più sotto i riflettori, perché l’attenzione mediatica si è spostata su Israele. A proposito: com’è finita tra Ucraina e Russia?

“È finita nell’unico modo che si potesse prevedere: la Russia non avrebbe mai perso questa guerra. Gli Occidentali hanno commesso un enorme errore di valutazione, ritenendo di fermare la Russia attraverso le sanzioni, cosa che non si è verificata. John Kirby ha dichiarato apertamente che la coperta inizia ad essere corta, perché non si potrà aiutare l’Ucraina all’infinito: non è possibile sostenere contemporaneamente, a livello industriale, le cause di Ucraina, Israele e Taiwan. Zelensky se ne è accorto ed è corso a Bruxelles, invocando aiuto”.

Dalla ‘guerra al virus’ alla ‘guerra con le bombe’ il passo si è rivelato breve. L’Italiano medio è stato ormai addestrato all’emergenza (ne dà testimonianza anche il messaggio IT Alert) e ad un controllo militarizzato del Paese. Ci si devono attendere ripercussioni del conflitto mediorientale anche in Italia? C’è rischio di attentati?

“In Europa sono presenti circa 20/25 milioni di musulmani, molti dei quali rivendicano il diritto di sentirsi a casa loro, perciò è plausibile che qualche scintilla infiammi le polveri. L’Italia conta poco, quindi credo possa rischiare una ricaduta prevalentemente di carattere economico. C’è da aspettarsi un ulteriore aumento del prezzo dell’energia: non disponendo più delle risorse del canale russo potrebbe trattarsi di un k.o. fatale per l’Unione Europea. La Germania sta vedendo cadere il proprio potere industriale e l’Italia le andrà dietro”.

Si ventila un attacco via terra da parte di Israele, per chiudere la partita. A quale soluzione bisognerebbe giungere in Medio Oriente per ottenere finalmente la pace?

“Bisogna vedere fino a che punto vorrà spingersi il governo israeliano sul piano politico. Nel 2006 Israele provò a infliggere una punizione al Libano ma venne sconfitto: non so se il popolo israeliano sia disposto -a differenza di quello palestinese, che è pronto a tutto- ad accettare un altissimo tributo di sangue. Non vanno sottovalutati né il coinvolgimento dei Paesi Arabi, né dell’Iran. Per gli USA, infine, le incognite sono numerosissime, anche in vista delle prossime elezioni. Cina e Russia hanno posto l’accento sulla necessità di dare vita a uno Stato palestinese, attenendosi alle deliberazioni delle Nazioni Unite. Le variabili sono parecchie e il futuro pare incerto”.

Giacomo Gabellini (1985), saggista e ricercatore indipendente specializzato in questioni economiche e geopolitiche. È autore di numerosi volumi, tra cui Ucraina. Una guerra per procura (2016), Israele. Geopolitica di una piccola, grande potenza (2017) e Weltpolitik. …

Fusione nucleare ed energia grazie alle stelle: utopia o realtà?

Fiorella Vasta

Dove nasce l’energia nucleare? Da molti anni si parla di fusione nucleare e di energia delle stelle, ma fin troppo spesso questa forma di “energia” viene confusa con quella che deriva dalla fissione nucleare. Pur avendo nomi molto simili, si tratta di due processi molto diversi, che possono dare origine a risultati ben differenti. Ma quella che deriva dalla fusione nucleare, può davvero essere considerata un’energia pulita?

  1. Fissione e fusione nucleare: le differenze
    1. Fusione nucleare delle stelle: come funziona?
  2. Fusione nucleare ed energia delle stelle: quali sono i vantaggi?
  3. Perché è difficile la fusione nucleare?
    1. Qual è il limite maggiore della fusione nucleare?
  4. Quando sarà pronta l’energia della fusione nucleare?

Da diversi decenni si sente parlare di fusione nucleare e di energia del sole e delle stelle. Ma di cosa si tratta esattamente? E perché le reazioni nucleari suscitano in noi tanta diffidenza, ma anche tanta curiosità? Nel processo di produzione di energia, si può fare ricorso a varie fonti, fra le quali rientrano anche le cosiddette “reazioni nucleari” o reazioni atomiche. Queste ultime possono essere suddivise in due diverse tipologie: fissione e fusione nucleare.

Ma qual è la differenza tra fissione e fusione?

Nel primo caso, un nucleo atomico pesante si scinde in due nuclei più leggeri, e tale reazione da origine a una grande quantità di energia.

Durante il processo di fusione nucleare, al contrario, è la combinazione di due nuclei leggeri a dare origine a un nucleo più pesante e, di conseguenza, alla liberazione di enormi quantità di energia.

Attualmente, nelle centrali nucleari si sfrutta il processo di “fissione nucleare”. Ma allora, dov’è che avviene la “fusione”?

Questo processo è considerato forse uno dei più importanti per il nostro Pianeta, ma in natura non avviene propriamente sulla Terra, bensì sul Sole e sulle altre stelle. In questo articolo vedremo come viene prodotta l’energia in una stella e perché, almeno per il momento, la fusione nucleare non può essere utilizzata per produrre energia elettrica.

Fissione e fusione nucleare: le differenze

fusione e fissione nucleare

Allo stato attuale, le centrali nucleari producono energia mediante un processo di fissione nucleare, durante il quale nuclei pesanti vengono bombardati mediante neutroni, si dividono fino a formare due frammenti con carica positiva, che si respingono violentemente, allontanandosi e creando una forte energia e radioattività

Durante la fissione, si liberano altri neutroni che, a loro volta, innescano altre fissioni, dando il via a una reazione a catena che permette di mantenere costantemente in funzione il reattore nucleare e produrre energia meccanica, che verrà successivamente convertita in energia elettrica.

Fusione nucleare delle stelle: come funziona?

Abbiamo visto che la fusione nucleare riveste un ruolo eccezionalmente importante per la stessa sopravvivenza sul nostro Pianeta, in quanto è alla base del funzionamento del sole e delle stelle, ed è responsabile dell’energia che arriva a noi sotto forma di luce e calore.

Volendo riassumere tale processo, possiamo dire che l’energia si ricava mediante due elementi leggeri, come il deuterio e il trizio (due isotopi dell’idrogeno), il cui nucleo si fonde dando origine a nuclei di elementi più pesanti, come l’elio, con la liberazione di enormi quantità di energia, “l’energia delle stelle”.

Data la sempre più impellente necessità di adottare soluzioni green e alternative per produrre energia pulita e fronteggiare i cambiamenti climatici, attualmente le più grandi menti scientifiche stanno lavorando per dar vita a dei reattori a fusione nucleare con lo scopo di ricreare il fenomeno di “fusione nucleare controllata” sulla Terra. Lo scopo di tutto ciò? Produrre un’energia elettrica pulita e praticamente perenne.

Fusione nucleare ed energia delle stelle: quali sono i vantaggi?

Fino ad ora abbiamo parlato di energia green e sostenibile, ma a conti fatti, perché la fusione nucleare è considerata “pulita”?

Secondo gli esperti, l’intero processo non comporta alcuna emissione di anidride carbonica o CO2 né di scorie radioattive. In più, sarebbe in grado di soddisfare il nostro fabbisogno di energia per decenni, rivelandosi quasi “inesauribile”.

Gli elementi necessari affinché venga innescata la reazione nucleare, in special modo il deuterio (presente in grande quantità negli oceani e nei mari), sono peraltro ampiamente disponibili sulla Terra, o comunque facilmente reperibili per coprire il fabbisogno globale.

Dati gli evidenti punti a favore, molti scienziati e personaggi di spicco stanno investendo tempo, denaro e risorse nel tentativo di riprodurre sulla Terra l’energia del sole e delle stelle.

Tra i progetti sperimentali più noti spicca senz’altro il reattore ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) realizzato in Francia e nato da un team internazionale che coinvolge Europa, Russia, Corea, Giappone, India e Cina. Il reattore dovrebbe essere pronto e funzionante entro il 2025, e – almeno sulla carta – dovrebbe essere in grado di produrre una quantità di energia 10 volte superiore rispetto a quella impiegata per innescare la fusione nucleare.

Nel sole, la temperatura è di circa 14 milioni di gradi e le enormi forze gravitazionali in campo fanno sì che l’energia cinetica, che influenza gli atomi di deuterio e trizio, riesca a superare la forza repulsiva dei nuclei positivi (+), innescando la reazione di fusione nucleare. Da essa, verrà generato un atomo di elio, un neutrone e, per l’appunto, un’enorme quantità di energia.

Ma come riprodurre tutto questo in laboratorio?

Perché possano fondersi, i nuclei di deuterio e trizio dovrebbero essere molto vicini, e affinché ciò accada è necessaria un’enorme velocità, che permetta ai due elementi di urtarsi tra loro superando la già citata forza repulsiva che li allontana. Ciò vuol dire che per poter innescare la reazione sono necessarie un’elevata energia cinetica e temperature altissime (fino a 150 milioni di gradi) in uno spazio limitato e per un tempo sufficientemente lungo affinché possa aver luogo il processo.

Come si può immaginare, si tratta di un’impresa complessa, specialmente se si considera che, sulla Terra, non esistono materiali in grado di contenere e isolare temperature tanto elevate.

Qual è il limite maggiore della fusione nucleare?

Riassumendo, quali sono gli svantaggi della fusione nucleare? Oltre alle chiare difficoltà tecniche dovute alle elevatissime temperature – che richiedono naturalmente diversi anni di studi ed esami sperimentali – vi sono altri svantaggi che è bene tenere in considerazione.

È proprio sulla realizzazione di impianti in grado di lavorare in simili condizioni che si concentrano, ad oggi, i maggiori sforzi. Allo stato attuale, si è optato per il cosiddetto confinamento magnetico, mediante il quale il plasma all’interno del reattore non arriva a toccare le pareti.

Per poter ottenere dei risultati concreti, saranno necessari ingenti somme di denaro. In più, date le tempistiche che inevitabilmente si presentano, ad oggi la fusione nucleare non può essere considerata una fonte di energia alternativa utilizzabile a breve termine per fronteggiare le sempre maggiori rischieste.

Quando sarà pronta l’energia della fusione nucleare?

Ma ci sarà mai modo di sfruttare l’energia delle stelle e del sole a nostro favore? Le speranze sono altissime, ma ad oggi (e da ormai diversi decenni), questa fonte energetica è ancora in una fase di sperimentazione.

Ma se in teoria è tutto così chiaro, per quale motivo ancora non si è riusciti a sfruttare il processo di fusione nucleare? Per rispondere a questa domanda, bisogna prima capire il meccanismo di base.

Al momento, ad esempio, non si è ancora riusciti a produrre più energia nucleare rispetto a quella necessaria per avviare il processo di fusione.

Con grandi probabilità, entro il decennio che va dal 2050 al 2060 potremo davvero seguire l’esempio delle stelle per portare energia inesauribile nelle nostre case, e di certo si tratterrà di una risorsa straordinaria. Fino ad allora, però, non bisogna sottovalutare né ignorare il contributo di fonti rinnovabili già esistenti e perfettamente funzionanti, come l’energia solare o quella eolica.

Fonti

Metaverse Generation Summit: L’Evento Imperdibile del Metaverso il 14 Dicembre a Milano

Il mondo corporate sta per fare un salto nel futuro con il Metaverse Generation Summit, un evento unico che si terrà il 14 dicembre presso La Pelota a Milano.  Il Summit, patrocinato dal Comune di Milano, rappresenta un’occasione straordinaria per immergersi nell’universo del Metaverso e approfondire tutti i suoi aspetti.

(18-10-2023) Milano  – Il mondo corporate sta per fare un salto nel futuro con il Metaverse Generation Summit, un evento unico che si terrà il 14 dicembre presso La Pelota a Milano. 

Il Summit, patrocinato dal Comune di Milano, rappresenta un’occasione straordinaria per immergersi nell’universo del Metaverso e approfondire tutti i suoi aspetti.
Con la partecipazione di tre presentatori d’eccezione: Marco Montemagno, Luca Tremolada e Lucrezia Van Stegeren che guideranno l’evento per creare visioni e prospettive sul futuro e il presente del Metaverso.

Il Metaverse Generation Summit ospiterà relatori provenienti dal mondo delle istituzioni, oltre a diversi testimonial di prestigio provenienti da aziende leader e organizzazioni chiave nel settore dell’innovazione. 
Approfondimenti unici sulle ultime tendenze e sviluppi del Metaverso e della tecnologia a tutto tondo, consentiranno ai partecipanti di avere una comprensione più approfondita di questo mondo in rapida evoluzione.  Ma non solo, il Summit promette anche tanto intrattenimento e coinvolgimento, creando un evento diverso da qualsiasi altro sul tema.

Il Metaverse Generation Summit è stato progettato, ideato e organizzato da XMetaReal, azienda specializzata nella creazione di esperienze, servizi e contenuti all’interno del Metaverso, sapientemente guidata dal suo Founder & CEO Vittorio Zingales.

“Ho sempre considerato l’innovazione come un driver e una bussola nella mia storia professionale. Oggi più che mai parlando di Metaverso. Ho pensato e organizzato questo evento col mio team, per raccontare e far sperimentare al meglio questa meravigliosa evoluzione di Internet che ha la potenza della terza dimensione e di una maggiore esperienza immersiva e interazione fra le persone.” dichiara Vittorio Zingales e prosegue ancora il CEO – “l’evento vuole essere un racconto sull’evoluzione culturale e il mindset della community Web3, con l’obiettivo di guidare l’industria aziendale nell’esplorazione e nell’adozione delle nuove opportunità offerte dal Metaverso”.

Con il crescente interesse nei confronti del Metaverso e dei suoi impatti sull’economia, il Summit rappresenta uno spazio unico per discutere e lasciarsi ispirare dai leader di pensiero di questa rivoluzione digitale. 

Le persone avranno l’opportunità di scoprire le potenzialità del Metaverso, apprendere strategie di business innovative, esplorare use case e connettersi con oltre 1.000 CEO, Innovation, Sales, Marketing, Comunicazione e HR manager delle maggiori aziende italiane.

Tra i temi chiave che saranno affrontati durante il Metaverse Generation Summit ecco alcuni dei titoli già in agenda:  Essere cittadini digitali. Come vivere consapevolmente le nostre esperienze sul WEB 1, 2 e 3, Metaverso compreso Navigando nel Metaverso: come il branding si sviluppa in un nuovo mondo virtuale Intelligenze Umanoidi Metaverso e arte contemporanea: navigando tra realtà virtuale e diritti immateriali Oltre la realtà: il Metaverso come futuro dell’umanesimo La sfida del lavoro nel Metaverso, tra spazi virtuali e inedite soggettività Meta-Sanità: il Metaverso come strumento del percorso di cura Architettura nel Metaverso: costruire il futuro tra realtà e Blockchain

Il Summit rappresenta una tappa cruciale per chiunque sia interessato a rimanere all’avanguardia dell’evoluzione digitale e del futuro dei business. 

Il Metaverse Generation Summit promette di essere un’esperienza coinvolgente e di networking unica e imperdibile.

Per maggiori informazioni sull’evento e per registrarsi, visitare il sito web ufficiale all’indirizzo https://www.xmetareal.com/metaverse-generation/

Unisciti a noi il 14 dicembre a Milano per prendere parte a questa rivoluzione e contribuire al futuro del Metaverso. Non perdere questa straordinaria occasione!

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