Jelly Drops, innovativi bonbons d’acqua, aiutano ad idratare chi soffre di demenza, soprattutto durante le ondate di calore

Gianluca Riccio

Gianluca Riccio

Durante le ondate di calore come quella di questi giorni (sperando sia l’ultima dell’anno) idratare il corpo è fondamentale, e chi soffre di demenza o malattie correlate come l’Alzheimer rischia di non farlo. Garantire un’adeguata assunzione di liquidi può diventare una sfida se si combatte con la memoria.

Questi Jelly Drops, autentici “bonbons d’acqua”, sono stati progettati specificamente per aiutare le persone affette da demenza a bere quando serve e quanto serve.

La sfida dell’idratazione nella demenza

Le condizioni che portano a forme di demenza, e in particolare il morbo d’Alzheimer, rappresentano una delle principali sfide sanitarie del nostro tempo. L’OMS stima che nel mondo ci siano 55 milioni di persone costrette a convivere con le complicazioni insidiose della demenza. Una delle peggiori è la perdita della percezione della sete, l’incapacità di ricordare o capire quando ci si deve idratare. Durante le ondate di calore, come quelle che hanno recentemente colpito l’Europa (in particolare l’Italia, investita in pieno nel mese di luglio) il rischio di disidratazione aumenta notevolmente.

Idratare

Jelly Drops: dolce soluzione

Jelly Drops contengono il 95% di acqua e sono arricchiti con elettroliti per idratare meglio il corpo. Non solo sono privi di zuccheri, ma il loro aspetto colorato e invitante li rende un’opzione allettante anche per chi potrebbe altrimenti rifiutarsi di bere.

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L’idea dietro questi bonbons è nata dalla mente creativa dell’inglese Lewis Hornby. L’ispirazione? Come spesso accade, in famiglia: dalla sua stessa nonna, Pattinson, che aveva il problema di ricordare quando e quanto bere.

Idratare, e con fierezza. Ma non basta, ovviamente

Mentre i Jelly Drops offrono una soluzione pratica e immediata per affrontare il problema di idratare le persone affette da demenza, la comunità scientifica non si ferma e continua a cercare trattamenti più focalizzati per affrontare il problema alla radice.

Recentemente un nuovo farmaco, chiamato lecanemab, ha mostrato di ridurre il declino della memoria e del pensiero associati all’Alzheimer. Questo farmaco attacca gli ammassi proteici nel cervello che molti ritengono siano la causa della malattia.

Per ulteriori dettagli sulla recente ricerca sul lecanemab e altri sviluppi nel campo della demenza, potete consultare questo articolo.

Anche se i risultati sono promettenti, è importante notare che i benefici del farmaco sono per ora piccoli e accompagnati da effetti collaterali significativi. Tuttavia, la ricerca in questo campo è in costante evoluzione e ogni nuovo sviluppo porta speranza.

La demenza è una delle principali sfide sanitarie del nostro tempo, con 10 milioni di nuovi casi diagnosticati ogni anno. Con il numero di casi di demenza previsti per salire a 78 milioni entro il 2030 e 139 milioni nel 2050, la corsa è aperta per sviluppi scientifici e ricerche che ci aiuteranno a comprendere, trattare e possibilmente prevenire la malattia.

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